Enzo Tortora l’ho conosciuto nel 1985, poco prima che venisse condannato a dieci anni per un reato che non aveva commesso. Gli incontri furono due: il primo, ufficiale, all’Asinara, quando visitò il carcere in qualità di parlamentare europeo eletto nelle liste de Partito Radicale e il secondo dopo la sua assoluzione definitiva nel settembre del 1986 quando festeggiammo con altri amici, in ristorante ad Alghero, la fine di un incubo. In quell’occasione parlammo per quasi tre ore e decidemmo per un’intervista da pubblicare sulla Nuova Sardegna ma, alla fine, non se ne fece niente perché sarebbe stata troppo riduttiva. Dico queste cose perché Enzo Tortora era una persona gradevolissima, un borghese gentile e non spocchioso, come invece qualcuno tentò di dipingerlo. Era un liberale, un garantista, un amante della Sardegna, ma era vegetariano. La festa con il porcetto non fu apprezzata ma, come sempre, sorrise, d’un sorriso caldissimo e vero.
All’Asinara ricordo che il Direttore di allora gli fece trovare sul tavolo, in foresteria – credendo di fare cosa gradita – una bella fettina di cavallo che lui, con gesti d’altri tempi cortesemente rifiutò, preferendo una buona insalata. Volle parlare con Raffaele Cutolo e rimase impressionato quando Don Raffaele, camorrista per scelta, credette fermamente alla sua innocenza. Sono sempre molto contento quando ho la possibilità di ricordare un uomo retto e schietto che il 27 maggio 1977 si presentava, con il garbo di un vero galantuomo, davanti ad una televisione ancora “anima del focolare domestico” con il suo simpatico e dolce “Portobello”. Ciao Enzo e grazie per essere stato da queste parti.
Questo articolo è stato scritto il lunedì, Maggio 27th, 2024 at 14:53
È possibile seguire tutte le risposte a questo articolo tramite il RSS 2.0 feed.
Tags: carcere, enzo tortora, giustizia, ingiustizia
Posted in: Blog, le ragioni di Caino