C’è un piccolo avvallamento nella pianura della vita. Da quel punto si possono controllare gli umori delle persone che ti stanno accanto. Ed i sorrisi. Ci sono quelli misurati, asciutti, dispensatori di strette di mano, ma mai di abbracci. Ci sono quelli con le lacrime in tasca, pronte a dividerle con chiunque, ma sono lacrime destinate ad evaporare.
Ci sono i sorrisi costruiti, ben calibrati, pronti ad abbagliare e stupire il mondo.
Ci sono i sorrisi delle madri e quelli sguaiati degli adolescenti.
Ci sono i sorrisi che abitano dalla parte del cuore e non si riescono ad esprimere con i rumori delle frasi.
Ci sono i sorrisi genuini, antichi e rilassanti, cristalli fragilissimi, da tenere con delicatezza nel palmo delle nostre passioni.Ci sono, infine, i sorrisi che stupiscono: quelli che non ti aspetti, che non avevi messo nel conto. Quei sorrisi spontanei e sinceri, piccoli rumori intorno ad un silenzio pesante.Sono i sorrisi dei matti, dei pazzi, di chi è finito dentro un labirinto complesso alla ricerca di un filo sottilissimo ormai quasi invisibile.
Quei sorrisi sono come i versi di un giullare, una canzone di gioia e di liberazione, una musica fatta di molti tamburi e qualche violino lontano, distaccato, una melodia che ti accompagna aprendo squarci di solitudine.Dalla collina della nostra vita possiamo solo decidere di guardare quei sorrisi asimmetrici e sbilenchi, provando a cercare le parole per raccontarli. Ma non si possono illustrare pienamente quegli sguardi profondi e vacui, insoliti e ilari misti ad un’infinita tristezza, non si possono comprendere quelle giornate lunghe e apparentemente senza nessun sussulto, come un lago fermo senza alcuna possibilità di un’onda risolutrice a smuovere quell’acqua stagnante.
Sorrisi fermi, istantanee di vita, abissi di un’esistenza disposte, come diceva De André, «a restituire la vita».
Il 13 maggio del 1978, entra in vigore la legge Basaglia, da tutti conosciuta come “la 180” e quasi contemporaneamente si formano i primi reparti di psichiatria seppure continuano a coesistere con gli ospedali psichiatrici.La legge rappresentava il primo esperimento di umanizzazione del malato e spariva un certo modo di intendere la psichiatria, i vecchi retaggi culturali e le antiche codificazioni. “Tra la malattia e il malato mi interessa più il malato” sosteneva Basaglia.
C’era molta aspettativa e curiosità intorno a questa legge che considerava il ricovero un momento eccezionale e non la norma, la riforma voluta da Basaglia ruotava intorno all’uomo, quell’uomo da considerare paziente e cittadino, non socialmente pericoloso e dunque da internare.Anche il matto cominciava dunque ad avere i suoi diritti, il suo sorriso si attenuava e si ridisegnava all’interno di un nuovo modo di osservare, il suo corpo, dalla nuova collina nella quale Basaglia si era arrampicato riusciva ad essere intravisto, il suo sguardo poteva spostare l’orizzonte, l’uomo diventava soggetto pulsante, le sue parole cominciavano ad essere ascoltate, comprese, inserite in un diagramma nuovo, tutto da scoprire.
Basaglia è stato l’inventore dell’umanizzazione del malato.
Lo ha reso uomo. E non era semplice.
17:24 , 13 Maggio 2024
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