Chi ha vinto questa terribile sfida tra il gigante Golia e il giovane Davide Mirko? Chi è stato il più forte, quello che ha dimostrato di essere uomo tra gli uomini, giusto tra i giusti? Non poteva confidare nell’aiuto di nessuno Mirko se non nella consapevolezza di essere figlio e protettore di una madre. Si portava dentro la bellezza dei suoi vent’anni, la spavalderia di quell’età, la gioia di raggranellare un futuro più sereno, lontano dal buio dell’incertezza; Mirko era figlio ed era ragazzo, non era armato di nessun ferro e di nessun sasso, ma solo d’amore. Quel gesto, quell’ultima mano tesa verso una donna inerme che era stata aggredita mentre dormiva, quell’urlo di una madre è stato, per Mirko, il grido immenso della terra, l’eruzione fulminea ed improvvisa, la possibilità di salvare l’intero creato.
Non c’è riuscito, perché forse le favole non esistono, non c’è riuscito perché il disegno del destino è portato a lasciare segni incomprensibili e sbagliati agli occhi di chi guarda. Rimane il gesto, rimangono le sue mani che volevano proteggere Paola, il suo corpo, il suo ultimo respiro, il suo ultimo sguardo verso quella donna in fin di vita. Rimane il grande atto d’amore e di protezione verso le sue radici, il suo passato, il suo futuro. Quante volte abbiamo scritto dell’amore infinito che una donna riversa verso i propri figli. Ed è vero. Come è vero che quei figli, a volte, non riescono a restituire quell’affetto incontrastato. Mirko ci ha dimostrato che l’amore esiste, che il legame è forte, indissolubile, che non sono le lacrime e gli abbracci o le parole a perimetrare l’amore: sono i gesti, i semplici ed infiniti gesti. Sono gli attimi che diventano eterni. Ancora una volta la dignità di una donna è stata violata da parte di un uomo. Ancora una volta ci dobbiamo raccontare quanto siamo lontani dal progresso, dalla normalità. Ancora una volta ci stringiamo intorno ad una stanza gonfia di lacrime e finestre di dolore. Non esiste reato più osceno, più vigliacco, più meschino di quello del femminicidio. Ci voleva il piccolo grande eroe, ci voleva un ragazzino con nelle tasche sogni preparati per colorare la vita, ci voleva Mirko ed il suo immenso gesto d’amore a ricordarci nella disperazione quotidiana che esiste una risposta al terrore, alla cattiveria, all’odio. Mirko ci ha accompagnato in un terreno quasi inesplorato e lontano nel tempo: una sorta di romanzo d’appendice quasi dimenticato dove un bambino attraversava il mondo per ritrovare la madre. Mirko ha voluto dimostrare che quella donna era il mondo e lui era disponibile ad apprezzarla, ad accarezzarla, ad amarla e a difenderla da tutti. Mirko ha dimostrato che gli uomini esistono e sanno dosare i gesti; ci ha raccontato cosa sia il rispetto e la dignità. Non è tempo di odio, di invettive, di richieste inconsulte contro l’assassino. E’ tempo d’amore puro. Quello di Mirko che non può essere macchiato da schegge di cattiveria. Mirko merita il diploma per il quale stava studiando. Mirko merita un posto tra i giusti, tra i figli che hanno compreso l’amore di una madre.