“Profondo stupore” ha espresso Giorgia Meloni sulla decisione dei giudici della Corte d’Appello sui migranti infilati con troppa fretta in Albania e già destinati alla via di ritorno.
Poteva aggiungere “profondo rosso” visto che, ormai, le toghe sono tutte di quel colore, comprese anche quelle che fanno parte di una corrente moderata, se non addirittura di destra.
Forse lo stupore era determinato dalla scelta – rivelatasi fallace e strumentale – di coinvolgere le corti d’appello sulla decisione dei richiedenti asilo. L’idea non ha funzionato e il risultato è sempre lo stesso: i fermati devono rientrare in Italia. C’era, da parte del governo, l’idea che modificando la scelta dei giudici si potesse, in qualche modo, trovare magistrati meno politicizzati, partendo dal presupposto che il problema fosse la politica e non, invece, la legge. Ecco, questo governo continua a stupirsi di fatti molto semplici: le leggi si applicano e per far funzionare ciò che il potere legislativo (il Parlamento) e il potere esecutivo (il Governo) ha approvato e attuato, esiste un altro potere: quello giudiziario, composto dalla magistratura che ha il compito di interpretare e applicare le leggi, garantendo che vengano rispettate per tutti. A margine della vicenda, mi stupisco, invece, che dei 43 migranti solo quattro siano riusciti a costruire una linea difensiva con gli avvocati; gli altri si sono dovuti accontentare degli avvocati d’ufficio, negando, di fatto, il diritto di difesa garantito dalla Costituzione. Proviamo a stupirci di questo e non di atti normalissimi ma che, a quanto pare, in questo paese diventano sempre “eccezionali”. Più che profondo rosso, stiamo marciando verso un “profondo nero”.
E nessuno sembra stupirsi.