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Un carcere italiano in Albania? Nessuno ne parla. Ed invece...

Un carcere italiano in Albania? Nessuno ne parla. Ed invece…

Dunque, le cose stanno così: Giorgia Meloni promette l’apertura del centro per migranti in Albania ad agosto, con posti previsti da 1000 che saliranno a 3000. Può essere una promessa elettorale, uno sperpero di soldi pubblici, come ribattono le opposizioni; ma nessuno, dico nessuno, ha fatto caso a qualcosa di indicibile. Se non fosse per una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del 9 aprile 2024, che richiede la disponibilità rivolta agli operatori di ogni ordine e grado per prestare servizio in missione internazionale presso una struttura penitenziaria da realizzarsi in territorio albanese. La circolare, firmata dal Direttore Generale del DAP, dovrebbe creare qualche imbarazzo sul profilo giuridico, e invece niente. Intanto, in soldoni, la missione prevede una diaria giornaliera che va dai 176,71 euro per i dirigenti penitenziari fino a 130,22 euro per le restanti qualifiche del Corpo. I conti sono presto fatti: un dirigente costerebbe alla Nazione.

A fare un attimo i conti, e ritenendo un contingente molto piccolo composto da soli tre dirigenti penitenziari e 80 persone (20 persone per turno, per quattro turni al giorno), sono 333.900 euro al mese e la bellezza di 4.006.800 euro annui. Ma nessuno ne parla. La circolare, inoltre, rammenta che i curriculum dovranno pervenire al Dipartimento entro il 17 aprile 2024 e, pertanto, appare piuttosto chiaro che il progetto, insieme alla possibilità di apertura degli ‘hot-spot’, è in divenire. I sindacati, che hanno pubblicizzato la circolare, ricordano che il carcere in territorio albanese è previsto per i migranti che, durante la permanenza nelle strutture gestite dallo Stato Italiano in quel territorio dovessero commettere dei reati all’interno dell’hot-spot (e la possibilità è oltretutto reale).  La richiesta sembrerebbe di 45 unità ma, conoscendo certi passaggi, i numeri sono destinati a triplicare. Questo progetto, del quale si sconosce praticamente tutto, crea più di un dubbio sull’anomalia degli aspetti legali di un carcere in un territorio extraeuropeo gestito, peraltro, senza la garanzia del Magistrato di Sorveglianza e del Direttore Penitenziario, per non parlare dei funzionari giuridico-pedagogici, assistenti sociali, mediatori, ovvero tutto il personale previsto dalla Legge 354/75. Però nessuno ne parla. Chi gestisce tutto il problema burocratico: le telefonate dei detenuti, i rapporti con i familiari, il diritto agli avvocati difensori, la possibilità di rivolgersi ai propri giudici (anche qui grosso problema: se il migrante commette un illecito penale in territorio albanese, chi è il suo giudice naturale?) Insomma, nelle carceri italiane mancano poliziotti penitenziari da sempre, e la soluzione sarebbe costruire un piccolo carcere in Albania? Vorrei che qualcuno ci spiegasse meglio questi oscuri passaggi. Molto oscuri, a dire il vero, che non aiutano alla visione di un carcere da gestire secondo i dettami della Costituzione e delle Leggi italiane. Aspetto rassicurazioni che, presumo, non verranno. Continuerà l’assordante silenzio. Ma tutti guarderanno il dito: il problema dei migranti è stato spostato in Albania. E non è vero. La luna ci racconta altro. Ed è il lato oscuro della luna. Quello che nessuno è disposto a guardare.