Racconti dall’Asinara: il permesso premio carmelitano.
Cos’è il permesso premio?
E’ l’attimo fuggente, l’evasione legalizzata, aria pura che arriva a volte dopo molti anni. All’Asinara il permesso premio era il sogno ricorrente di tutti i detenuti definitivi come del resto in tutti i penitenziari italiani. Ma vi era un momento in cui il permesso diveniva importane ed unico: il periodo di Natale.
Tutti i detenuti volevano recarsi per le feste natalizie a casa dai propri familiari.
Era giusto, era lecito, era comprensibile.
Non tutti, però, ci riuscivano. Alcuni perché non avevano raggiunto i termini giuridici, altri per la condotta non proprio cristallina e altri ancora perché avevano utilizzato tutti i giorni –quarantacinque – a disposizione. Moltissimi però riuscivano ad ottenere il permesso che non aveva, contrariamente ad altri istituti penitenziari italiani, il giorno di uscita e di rientro perché all’Asinara si dovevano fare i conti con il mare, gli orari della motonave e i vari turni lavorativi.
I pastori erano quelli “ a rischio”. Non tutti sarebbero potuti andare per Natale a casa, qualcuno sarebbe uscito per capodanno. Ma non era la stessa cosa. Cominciarono i vari movimenti fin da ottobre. Alcuni capi diramazione che ponevano il veto su alcuni detenuti a discapito di altri, detenuti che richiedevano il permesso per Natale in quanto proprio quell’anno giungeva dall’Australia uno zio, un fratello, un bisnonno; una madre che proprio a Natale si sarebbe dovuta operare, un figlio depresso che se non avesse visto il padre a Natale sarebbe stato bocciato a scuola.
La situazione, ai primi di dicembre, stava per diventare critica. I pastori erano una trentina, quasi tutti godevano del privilegio del permesso premio e solo la metà sarebbe uscita per Natale mentre gli altri avrebbero fatto il capodanno a casa. Si cercarono tutte le strategie e una fu quella di “regalare” un giorno in più di viaggio a chi sceglieva il pacchetto capodanno.
Ci fu qualche adesione ma non si riusciva a garantire i turni. Carmelo, il mio collega siciliano una mattina lanciò una proposta: “Natale è una festa religiosa, mentre il Capodanno è una ricorrenza tutto sommato laica. Dovremmo trovare il modo di accontentare chi è davvero credente, rispetto a chi, invece, ha qualche problema con il cattolicesimo”.
L’idea, messa così non mi piaceva, anche perché come potevamo “pesare” il grado di cattolicità di un detenuto? Era poi un fatto molto intimo di difficile valutazione e che comportava rischi legati all’obiettività. “Lascia fare a me”, disse Carmelo e io, seppure piuttosto riluttante, lo lasciai fare. Passò qualche giorno e Carmelo arrivò in ufficio con due liste: quella dei detenuti per Natale e quella di Capodanno, con tanto di firma per accettazione da parte di tutti. Rimasi sinceramente sorpreso dell’adesione di persone che sino a qualche giorno prima tentavano, accampando mille scuse, di riuscire a trascorrere le proprie feste con i familiari a Natale ed invece avevano firmato la lista di Capodanno.
“Come hai fatto?” chiesi a Carmelo.
“Semplice. Piccole domande sulla vita di Gesù, i nomi dei Re Magi, chi era l’Arcangelo che annunciò il lieto evento alla Madonna, chi erano i samaritani, dove si era svolto il discorso delle beatitudini. Li ho riuniti e ho fatto le domande. Si alzava la mano e si rispondeva: chi indovinava poteva firmare la lista di Natale, chi sbagliava o non rispondeva finiva in quella di Capodanno”.
Leggendo i nomi mi resi conto che molti “colonelli” erano caduti nel quiz organizzato da Carmelo, detenuti storici, che avevano goduto da sempre di una certa attenzione. Nella lista per capodanno c’era anche Ahmed Furgry.
“Facile,” dissi io, Ahmed da buon musulmano solo a capodanno poteva uscire.
“E ti sbagli”, rispose Carmelo. “E’ stato il caso più difficile. Ha risposto a tre domande esattamente ma, per fortuna è caduto sull’ultima”
“E cosa gli hai chiesto?” domandai
“Cosa si festeggia il 25 dicembre?”
“Beh, semplice. Strano non ti abbia risposto”
“Ha risposto, ma ha sbagliato. Da buon musulmano ha detto che si festeggiava la nascita di Gesù, un grande profeta”.
“Beh, loro la vedono così”.
“Certo, ma non è il caso di andare in permesso premio per festeggiare la nascita di un semplice profeta. Così festeggerà l’inizio del nuovo anno”.
La fine del 1987 e l’inizio del 1988 L’Asinara vide la partenza di detenuti in permesso premio divisi di due liste: quelli che conoscevano il Vangelo e quelli che lo ignoravano. Poi su chi lo praticasse non abbiamo mai indagato. Da quell’anno però, ogni Natale nascevano le due liste che vennero chiamate, in onore del mio collega Carmelo le “vacanze carmelitane”.