Quello che le donne dovrebbero fare (La Nuova Sardegna, 31 agosto 2021)
A Vigevano una donna è uccisa a coltellate dal compagno con cui era andata a convivere da sole due settimane. Nel grossetano un’altra donna accoltellata dal fidanzato. Poi Vanessa, di Acitrezza, l’ultima in ordine di tempo.
Quei corpi inermi parlano, gesticolano, si muovono in un silenzio ormai generale dove il femminicidio sembra essere argomento per un breve lancio di agenzia tra il caldo torrido di agosto e la partenza di Ronaldo dalla Juve.
Poche righe per raccontare tragedie immense, storie che nessuno vuole più ascoltare. Marylin aveva 39 anni e un futuro da scrivere. Vanessa aveva 26 anni e voleva credere fortemente a quella frase dipinta in una panchina rossa : l’amore non uccide. Ed è vero. Dobbiamo però metterci d’accordo sul concetto di amore. Quello degli assassini non è neppure il peggiore dei surrogati.
I corpi inermi delle donne parlano e ci raccontano della loro voglia di esserci dentro questa terra riarsa di affetti, raccontano che amare era necessario e volevano essere contraccambiate.
Uno degli assassini ha ammesso di aver commesso il delitto per abuso di alcolici, il secondo ha telefonato ai carabinieri e si è fatto trovare davanti al corpo martoriato di una donna inerme, senza trovare nessuna spiegazione a quel gesto; l’ultimo, vigliaccamente, si è ucciso.
Non c’è una spiegazione, non ci può essere nessuna giustificazione ad un atto così cattivo, crudele, inutile e, diciamolo per una buona volta: un atto bastardo. Senza storia, senza logica se non quella abusata e stupida del maschio predatore, del maschio egoista, del maschio trucido e menefreghista, del maschio che neppure davanti alla sua atrocità non riesce ad essere uomo.
I corpi inermi delle donne urlano e provano a costruire una narrazione che partiva su un filo di affetto, di amore, di condivisione delle vite.
Ho conosciuto moltissime donne che hanno subito per anni i soprusi da parte dei compagni. Lo hanno accettato non per viltà o paura ma nella speranza che quelle persone potessero cambiare. Non è così. I corpi di tutte le vittime sono in prima linea a ricordarci che quegli apparenti uomini non possono cambiare quasi magicamente. Non basta l’affetto che si riversa, non bastano le attenzioni, non bastano le frasi ingurgitate in silenzio, non basta la speranza che ogni donna costruisce nel vortice di quella storia. Non basta. Quei corpi sussurrano che è giunto il momento di non superare il confine delle frasi e dei piccoli gesti. Quei corpi ci dicono: fermatevi, abbandonateli, non abbiate timore e pietà.
Sono mezzi uomini che non hanno nessuna giustificazione: alcool, droghe, rabbia repressa, depressione, tristezza, paura di restare soli. Chiedetevi, per favore, quante volte ci si è trovati sull’orlo della disperazione e non per questo ci si è vendicati uccidendo la propria compagna.
L’amore non uccide. E’ vero. L’amore è il sussurro di una poesia silente, le frasi non narrate che regalano sorrisi, abbracci, condivisioni. E’ anche scavare nel profondo, confrontarsi con la propria compagna e miscelare le anime. Amore è anche non andare d’accordo, non pensarla allo stesso modo. E’ anche litigio, dialettica intensa ma la sera, prima di concludere la giornata, tutto deve ritornare alla normalità.
Quei corpi di donna straziati e derisi ci vogliono raccontare che tutto quello non è e non può essere amore. Lo raccontano agli uomini, a tutti gli uomini, nella speranza possano comprendere davvero, ma lo raccontano alle donne, a tutte le donne che devono comprendere quando è il momento di dire basta, di abbandonare al proprio destino chi confonde l’amore con il possesso, chi pasticcia gli abbracci con il soffocamento, chi regala falsi baci, false promesse, chi chiede scusa dopo uno schiaffo, chi promette di non farlo più, chi giura di voler cambiare, è stato un attimo, non ce l’avevo con te, ho problemi al lavoro, ho perso al gioco, ho molti debiti, ho tutto contro.
Il corpo di quelle donne inermi racconta che quando le parole diventano minacce bisogna fuggire. Fatelo, senza nessun pentimento e non voltatevi indietro.