Morte di un assassino.
Caino è morto. In maniera atroce e disumana ma è morto. Aveva ucciso, a sua volta, una povera donna. Lo aveva fatto su commissione, un gesto indegno e imperdonabile. A volere la morte della vittima era stato suo marito, un religioso protestante che non potendo farlo perché la sua religione non glielo permetteva aveva ben pensato di assoldare un sicario, come se il suo Dio potesse in qualche modo assolverlo. Quando gli inquirenti cominciarono a sospettare di lui decise di uccidersi. Così rimase solo Kenneth Smith, assassino di Alabama, arrestato e condannato alla pena di morte da un giudice ma non dalla sua giuria che, in realtà aveva scelto, in prima battuta, l’ergastolo. Ieri Kenneth Smith è stato ucciso con il metodo dell’azoto puro, una fine terribile, un’agonia simile, forse, a quella che lui regalò alla pover vittima quando l’accoltellò sino a vederla ansimare e morire. Occhio per occhio, dente per dente. Giustizia è stata compiuta. Ci siamo liberati di Caino. Tutto nei canoni umani, dunque. O forse c’è qualcosa che non quadra? All’interno di un’etica morale la legge del taglione dovrebbe essere l’antitesi di un comportamento sociale adulto. Dire: “tu uccidi, io uccido” non è la soluzione. Non è mai la soluzione per dirimere i conflitti. In pace come in guerra. Restituire cattiveria e sofferenza al carnefice non ci restituisce la vita di nessuno. Permette di avvicinarci alla crudeltà, al baratro dell’imponderabile e ci costringe a porci una sola domanda: ne valeva la pena uccidere Caino? La risposta, dal mio punto di vista è una sola: no. Non serviva e mai servirà. La povera donna, tutte le vittime colpite e uccise non ritorneranno in vita e annientare i carnefici serve solo a diventare meno umani, poco propensi ad un passaggio di vera giustizia riparativa, di vera analisi della questione. Non si ripara il danno con la morte di chi lo ha commesso. Così si rischia solo di non voler riconoscere quel danno e quel dolore che ha procurato. Kenneth Smith è morto e il mondo, credetemi, non è diventato migliore.