L’ultimo volo dell’Alitalia per Roma da Alghero (La Nuova Sardegna, 15 novembre 2017)
Il volo AZ 1579, in partenza da Roma Fiumicino e diretto ad Alghero, delle ore 21.20, è stato il mio ultimo volo con l’Alitalia. La compagnia con livrea italiana non atterrerà (almeno per ora) sull’aeroporto della mia città e, probabilmente a Giugno 2018, abbandonerà definitivamente la nostra regione. Quando son salito mi sono reso conto che quel volo rappresentava qualcosa di speciale: era dal 1977 che volavo Alitalia, tranne la parentesi Airone della prima continuità territoriale che generò non pochi scompensi a chi, da sempre, lavorava e volava con la compagnia di bandiera. Il primo volo fu legato alla gita scolastica della quinta superiore. Direte: hai cominciato a volare tardi. Per i nostri tempi il battesimo del volo era relegato all’età adulta. Prima esisteva solo la nave, soprattutto per questioni economiche. Un passaggio ponte costava davvero molto poco rispetto ad un biglietto aereo. Volare, in quegli anni, era “roba da ricchi”. Il continente lo avevo visto, sino al 1977, con lo sguardo di due porti: quello di Genova e quello di Civitavecchia. Anche per sostenere gli esami al concorso che poi avrei vinto, utilizzai la “Grazia Deledda” (le navi strada sarebbero arrivate solo all’inizio degli anni ottanta). Volare ha sempre rappresentato la metafora del viaggio, della scoperta, del fuggire e trovare mondi diversi da raggiungere molto velocemente. Per i sardi volare è sempre stato un distacco violento, quasi uno sradicamento forzato dalla propria terra. E da sempre siamo rimasti ancorati alla nave e poi all’aereo, da sempre abbiamo osservato il mare con occhi dubbiosi e da sempre abbiamo raccolto le nostre storie per depositarle all’interno delle cuccette o nelle cappelliere degli aerei. Volare, nel corso degli anni, è diventata anche una necessità. Questo ultimo volo però ha rappresentato qualcosa di diverso e, al di la di ciò che può rappresentare la nostalgia, salire per l’ultima volta su un volo Alitalia che sarebbe arrivato ad Alghero è stato come chiudere una storia, dopo quarant’anni. Un divorzio che si era trasportato negli anni, stancamente, senza amore, senza più la passione che c’era stata in quel primo volo della pasqua del 1977 quando, giovane diciottenne, abbandonavo la Sardegna camminandoci lievemente sopra. Questa era stata l’impressione. Ricordo quando vidi punta Cristallo, punta Giglio e Capocaccia e subito l’Argentiera e subito Porto Torres e dopo un attimo Sassari e poi altri piccoli paesi e il mare, l’Asinara, L’arcipelago della Maddalena, Olbia e poi mare sino a giungere a Roma. La vita vista dall’alto appariva più soffice, più semplice, più lineare. La Sardegna più piccola, più raccolta, più sola.
Ho volato Alitalia moltissime volte: soprattutto Roma e Milano. Ho volato Alitalia per andare a Praga, Copenaghen. Ho volato Alitalia anche per andare in Venezuela e ancora ho il ricordo della copertina verde che regalavano nei voli intercontinentali. Era bello girare il mondo e sentire la hostess parlare italiano. Era bello sentire gli annunci prima nella tua lingua e solo in seconda battuta in inglese. Non so, mi faceva sentire più vicino a ciò che lasciavo – l’Italia – e più curioso di quello che andavo a scoprire: il mondo, con Alitalia, mi pareva più a portata di mano. Poi venne l’era del low coast, di Ryanair, Easyjet, di altre compagnie che non avevano quello strano charme che solo Alitalia riusciva a riprodurre, quasi intatto. Viaggiare con la compagnia di bandiera era portarsi dietro Fellini, Sophia Loren, Mastroianni che scendeva le scalette, la Nazionale Italiana con in mano la coppa del mondo del 1982. Alitalia era il nostro piccolo mondo e la Sardegna ne faceva parte. L’ultimo volo ha rappresentato uno strappo, un divorzio forse tardivo, uno sgarbo dovuto non tanto all’affievolimento di una passione, quanto alla stanchezza di un rapporto ormai logoro e completamente modificato. L’Alitalia, da anni, non è più la compagnia di bandiera. Ha dei partner addirittura extraeuropei, ha modificato il suo core-business, si è abbruttita nelle divise, forse le peggiori a livello internazionale. Salire le scale di quell’ultimo volo, l’AZ 1579, ha rappresentato l’addio ormai ineluttabile di un mondo ormai scomparso. Probabilmente c’eravamo tanto amati.