Luigi Manconi: su Minzolini qualcosa non quadra. (La Nuova Sardegna, 22.3.2017)
Il senatore Luigi Manconi è persona che stimo da sempre per le sue lotte controvento a favore di chi non ha voce e a favore di chi è ai margini del nostro cortile sociale. Quando ho scoperto che aveva votato contro la decadenza del Senatore Augusto Minzolini sono rimasto quantomeno perplesso.
Ho letto con attenzione quanto ha postato sulla sua pagina di Facebook. Il Senatore afferma una cosa sacrosanta quando scrive che: “il voto sulla decadenza di Augusto Minzolini non è stato un atto di protervia, ma l’adempimento di un preciso dovere istituzionale affidato al Senato dalla stessa legge Severino, che subordina la decadenza dei parlamentari alla valutazione della maggioranza dei componenti dell’assemblea di appartenenza.” Sul punto sono completamente d’accordo: lo prescrive la Legge e il senatore deve esprimersi con libertà di giudizio. Poi Manconi ci spiega perché la pena inflitta a Minzolini non basta a determinarne l’espulsione dal Senato e qui comincio a nutrire qualche perplessità. La questione è complessa perché riguarda la divisione dei poteri, un principio fondamentale di uno Stato di diritto. Le sue riserve, quindi, sono legate al fatto che: ”che alla determinazione della pena inflitta a Minzolini, soprattutto nella sua entità, abbia contribuito una degnissima persona e un ottimo magistrato come Giannicola Sinisi, che però ha il non piccolo limite di essere stato parlamentare e rappresentante di governo dello schieramento avverso a quello di Minzolini”.
Sinisi è un magistrato dal 1984, ha lavorato con Falcone in via Arenula e dopo la morte del giudice antimafia si è dato alla politica. Nel ‘94, indipendente nelle liste Pds, successivamente sindaco di Andria, la sua città. Poi tre legislature, nel ‘96 e nel 2001 indipendente eletto alla Camera con il Partito popolare, nel 2006 al Senato con la Margherita. È stato sottosegretario all’Interno e ha presieduto la commissione sui pentiti. Un ottimo magistrato e una degnissima persona, così come sottolineato da Luigi Manconi. Il Dr. Sinisi rientra in Magistratura e fa parte del collegio che giudicava Minzolini, ma non era né presidente e neppure relatore. Due udienze su cui nessuno sollevò il tema della sua incompatibilità. Neppure i difensori del Senatore Minzolini. Non sembra dunque vi sia quel conflitto ipotetico d’interessi per il quale Luigi Manconi ha deciso per il no alla decadenza del senatore.
Credo che Manconi abbia ragione in teoria ma non nella pratica “spicciola” segno di questi tempi lividi: non possiamo ritenere che un giudice solo perché è stato deputato debba astenersi da processi dove l’imputato è un onorevole magari – come in questo caso – mai conosciuto.
D’altronde la gente si chiede come mai ad un senatore (che comunque ha attraversato i tre gradi del processo) sia data l’opportunità di un quarto giudizio. Il risultato è che Minzolini, condannato definitivo a due anni e mezzo di detenzione, siederà in Parlamento e quello Stato di diritto con la giusta divisione dei poteri ne esce particolarmente malconcio. Luigi Manconi conosce molto bene le storie terribili di chi in carcere ci finisce da colpevole e – sempre da colpevole – evidenzia persecuzioni nei suoi confronti, sentenze sbrigative e ribaltate come quella del senatore Minzolini, condanne preconfezionate perché recidivo. Conosce anche storie di persone che, invece, in carcere non ci doveva proprio passare. E dentro questa umana sofferenza, questa discrepanza terribile e ingiusta non possiamo permetterci una corsia preferenziale per chi, seppure senatore, è stato condannato. Con tutta la stima che nutro per Luigi Manconi devo dire che, almeno per una volta, non mi trovo d’accordo con lui.
Articolo apparso sul quotidiano La Nuova Sardegna, 22 marzo 2017