La sconfitta dello stato sociale. (La Nuova Sardegna, 17 dicembre 2023)
“Sparerei di nuovo” ha dichiarato, a caldo, Mario Roggiero il gioielliere piemontese condannato a 17 anni di detenzione per aver ucciso due rapinatori e ferito un complice. In quella frase ho letto la sconfitta non solo dello stato di diritto ma anche di quello sociale, il non riuscire a comprendere quanto quella difesa non fosse legittima. Siamo sulle soglie della prima sentenza e non intendo entrare nel merito del processo. E’ importante però provare a ragionare su ciò che è accaduto per come è stato chiarito nelle aule del tribunale. La legittima difesa è ben contemplata dal codice penale e si innesca per esempio, nel caso di una minaccia dell’uso di un’arma e quando vi è un conflitto a fuoco che in questo frangente, stando alle testimonianze e alle prove documentate dai vari video, non c’è stato. I rapinatori avevano abbandonato la gioielleria e quella minaccia alla vita del gioielliere e i suoi familiari era, di fatto, cessata. Rincorrere per strada con una pistola e uccidere i due rapinatori è, secondo quanto stabilito dai giudici, non eccesso di legittima difesa ma omicidio volontario, con tutte le attenuanti del caso. Ritorniamo però a quella frase ribadita a chiare lettere da Mario Roggiero, quel “sparerei di nuovo” che tanto è piaciuta a moltissimi commentatori dei social e non solo di una certa parte politica ma accettata, seppure con qualche sterile argomentazione umanitaria, anche da chi ha sempre combattuto il mito del “farsi giustizia da sé”. Reiterare lo stesso gesto significa, in buona sostanza, che non si è compreso l’errore sostanziale (non solo umano) che il signor Roggiero ha compiuto. Avrà modo di ricredersi sul fatto che lui, per quanto rapinato, per quanto persona offesa, per quanto abbia subito un’azione indegna e inqualificabile e da punire severamente, non ha diritto di vita e di morte sul rapinatore. Non può averla non solo perché così è contemplato nel codice penale, nelle regole che uno stato si è dato e pertanto accettate da tutti, ma perché se tutti dovessimo ragionare come Mario Roggiero salterebbe lo stato sociale. Si lavora, negli ultimi anni, ad un approccio diverso nei confronti di un reato ed è comprensibile che la vittima abbia un altro punto di vista da chi quei fatti li deve, per legge, giudicare, ma è necessario saggiare quel dolore, quell’affronto vissuto e subito in un momento terribile, attraverso una mediazione, un punto di ritorno per provare a costruire un costrutto diverso, un punto di vista opposto all’odio e alla vendetta. La mediazione penale è un percorso davvero difficile, a volte impossibile, ma è assolutamente necessario. Chi immagina una nuova riforma sulla legittima difesa o, come qualcun altro politico di alto rango afferma sui social che la difesa è sempre legittima, sta solo avvelenando i pozzi. Se un ladro o un rapinatore non ti sta minacciando la vita non si può reagire sparando e sfido qualsiasi politico a provare a declinare un articolo di legge che possa prevedere questo passaggio. Sarebbe necessario, anziché continuare a sollevare la polvere sul palcoscenico delle dichiarazioni, provare a fare un bel dibattito sulla sicurezza, su come è possibile prevenire certe situazioni e non costringere nessun commerciante ad utilizzare un’arma per uccidere nessuno. “E’ stato sbagliato il mio gesto”. Questo vorrei sentir dire dal signor Roggiero. Sbagliato non solo perché ha ucciso due persone e ferito una terza, ma più semplicemente in quanto ha agito senza tener conto dell’importanza della vita umana, non ha mantenuto un patto che tutti abbiamo siglato con la comunità: non possiamo costruire la nostra giustizia, non possiamo eccedere, non possiamo puntare una pistola su una persona che scappa, anche se questa è la peggior persona del mondo. Sono convinto che a freddo, a luci spente, a sangue raffermo, il signor Roggiero possa riflettere sull’atto compiuto e sulle frasi che ha utilizzato e saprà dichiarare: “scusate, ho sbagliato”. Sarà la vittoria di tutti.