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La Guantamano per i minori. Una vergogna. (La Nuova Sardegna, 6 agosto 2024)

La Guantamano per i minori. Una vergogna. (La Nuova Sardegna, 6 agosto 2024)

Partiamo dal primo errore pedagogico madornale: quando non riesci a educare una persona, anziché usare le parole e i gesti, decidi di utilizzare la forza. A questo si aggiunge un’ulteriore corollario: se quella persona che subisce una violenza o, comunque, una prevaricazione, prova a lamentarsi e quindi a ribellarsi a quello stato di cose, si deve utilizzare il carcere duro come unico metodo di isolamento. Così qualcuno decide di rispondere alle fughe dai penitenziari, alle proteste, alle urla di disperazione di questi minorenni con la destinazione di un penitenziario duro, lontano da tutto e da tutti: in Sardegna. Il carcere di Lanusei, istituto storico destinato negli anni a ospitare detenuti in attesa di giudizio del circondario, è divenuto successivamente un penitenziario che ha accolto detenuti “sex offender”, ovvero quel tipo di reclusi che non sono accettati dalla restante popolazione carceraria. Una sorta di girone di “reietti” dove, però, con progetti finalizzati all’inclusione, anche questi detenuti hanno avuto la possibilità di cominciare un percorso in cui la pena è finalizzata alla alla possibilità di rivedere in maniera critica i propri terribili reati. È un vecchio istituto con poche presenze (per una capienza di 33 detenuti, al 31 maggio 2024, erano presenti 30 detenuti) dove non ci sono spazi per le attività lavorative, ricreative e culturali, un carcere ideale per una “Guantanamo minorile”.

Il sistema minorile ha fallito dopo l’approvazione del famigerato decreto “Caivano” e i ragazzi negli istituti per minorenni sono notevolmente aumentati (al 15 luglio 2024 sono 550 i minorenni in carcere) ma, diciamolo con una certa tranquillità: sono davvero poca cosa se si tiene conto che, per fortuna, rappresentano una percentuale residuale per quanto riguarda i minori. Nei servizi residenziali, in carico agli uffici minorili, i ragazzi  sono 14.325 e il carcere rappresenta solo il 3,8% del problema che, invece, è ingigantito dalle notizie di queste settimane. Ragazzini picchiati e vessati in un penitenziario, ragazzini ribelli che non accettano le regole del carcere (che, a dire il vero, sono poco accettate da chiunque e con una certa ragione), ragazzini che riescono a fuggire seppure ripresi poco dopo. Sembra un’emergenza cui bisogna porre rimedio, l’emergenza delle emergenze, e invece stiamo parlando di “alcuni” dei 550 detenuti minori presenti negli istituti per minorenni. Stiamo parlando, al massimo, di una trentina di ragazzini, una classe scolastica piuttosto vispa e “monella”. Una classe di alunni discoli sta mettendo in scacco il sistema della giustizia minorile italiana. Se non fosse tragico, sarebbe ovviamente ridicolo. Eppure sembra che l’unica risposta a questa trentina di facinorosi debba essere il carcere isolato e lontano da tutto e da tutti. E la scelta sembra caduta (ci sono ormai molte conferme in tal senso) sul carcere di Lanusei. A nulla sono valsi i pareri fortemente negativi degli operatori del trattamento minorile, a nulla è valsa l’analisi della polizia penitenziaria che contesta questa scelta. Tutto è contro la legge, tutto è contro le direzioni educative, tutto è contro il percorso di “presa in carico” da parte dello Stato nei confronti del minore. Tutto va contro il “mi preoccupo di te” e, alla faccia di Don Milani, della pedagogia dell’inclusione, della mediazione penale, della giustizia riparativa, si sceglie per una trentina di minorenni il vecchio sistema punitivo e coercitivo: ti tratto male e vediamo se capisci. Rimango davvero sbalordito da come si possa decidere di destinare un carcere come quello di Lanusei a dei minori per i quali dovremmo sforzarci di provare a disegnare un futuro diverso e non recidere il presente abbandonandoli a un destino misero e terribile. Queste scelte non fanno parte di uno stato di diritto, non fanno parte della pedagogia inclusiva che negli anni ho provato a professare insieme a tutti gli operatori dei penitenziari. Tutto questo è uno schiaffo alla democrazia. Il carcere di Lanusei che si trasforma in un istituto penale per minori è una sconfitta, un’atroce ferita nell’anima di chi crede nella possibilità di scommettere sui minori. Riflettete su questo grave errore e, per favore, in nome dei ragazzi, degli operatori, della giustizia, non fatelo. Ci sono altri modi per risolvere i problemi di 30 ragazzini. Costruire per loro una piccola Guantanamo è una sconfitta per tutti. Nessuno escluso.