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La garanzia dei detenuti . (La nuova Sardegna, 2 febbraio 2023)

La garanzia dei detenuti . (La nuova Sardegna, 2 febbraio 2023)

C’è sempre stata una certa diffidenza intorno alla figura del garante per i detenuti.  Da una parte i magistrati di sorveglianza  perché rivendicavano  il loro compito istituzionale di vigilanza sull’organizzazione degli istituti penitenziari e dall’altra gli stessi addetti ai lavori che intravvedevano in questa figura una sorta di ulteriore controllo al difficile lavoro da svolgere con i detenuti. Dal 2013, anno di costituzione della figura del garante nazionale dei detenuti, le strade si sono lentamente incrociate e tutti hanno cominciato a comprendere che questa figura era necessaria per mantenere alta l’attenzione sul carcere. L’interesse del garante si muove all’interno di una necessaria collaborazione con le direzioni degli istituti penitenziari e deve favorire anche i rapporti e la collaborazione con i garanti territoriali per vigilare sull’esecuzione della custodia dei soggetti sottoposti alla privazione della libertà. La Sardegna non aveva  mai nominato un garante regionale e finalmente il Presidente del consiglio regionale  Pais ha nominato Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale e originaria di Sorgono, garante regionale dei detenuti. Da oggi, dunque,  sulla piattaforma penitenziaria isolana si accende un nuovo, importante e necessario riflettore. Non sarò certo io a dover suggerire come muoversi in un mondo che Testa ben conosce,  in quanto ha lavorato per l’istituzione di questa figura, ha visitato le carceri e ha dimostrato estrema sensibilità sulle problematiche della politica penitenziaria. Posso però,  attraverso alcuni piccoli consigli,  suggerire alcune priorità che negli anni, soprattutto in Sardegna,  sono divenute strutturali e la figura del garante può essere il volano per smuovere alcuni meccanismi ormai arrugginiti. I dieci istituti penitenziari presenti sull’isola vivono una crisi d’identità dovuta alla mancanza cronica dei direttori e i nuovi concorsi non credo possano risolvere questa carenza se non vi sarà una chiara presa di posizione amministrativa da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per assegnare in maniera stabile un dirigente per ogni Istituto. E’ un problema serio, necessario, fondamentale,  perché l’organizzazione di un carcere passa attraverso la presenza costante di uno staff altamente specializzato e motivato a lavorare per un periodo di tempo sulla struttura. Il direttore necessita di un comandante, di un responsabile di area educativa, di un numero sufficiente di funzionari giuridico pedagogici, del giusto numero di poliziotti penitenziari a  garantire la sicurezza e il trattamento rieducativo. Irene Testa dovrà partire necessariamente da questa criticità che il garante nazionale e quelli locali  conoscono bene. In Sardegna, oltre alla presenza di detenuti sottoposti all’articolo 41 bis, ci sono i circuiti di alta sicurezza ma esistono soprattutto detenuti di “media sicurezza” che attendono alcuni interventi sulla rieducazione, sul lavoro e sullo studio. Ci sono tre colonie penali (unico caso in Italia) che hanno una potenzialità enorme e mai sfruttata se non in piccoli e interessanti progetti (ricordo, su tutti il progetto  Galeghiotto dove i prodotti delle colonie venivano confezionati e venduti nel libero mercato). Il garante regionale ha a disposizione persone disposte ad ascoltarla: sono i pochi dirigenti penitenziari, i comandanti, gli educatori, la polizia penitenziaria, i medici, i volontari che quotidianamente e con enorme spirito di sacrificio lavorano e scommettono sulle persone. Irene Testa osservi ciò che è stato costruito (ed è tanto) e ciò che si potrebbe costruire. Non accenda i riflettori solo sulle problematiche dei detenuti “eccellenti”. Pensi anche agli ultimi, a coloro i quali vogliono rimettersi in gioco. Sarà un lavoro difficile ma esaltante. La Sardegna ha bisogno di ripartire anche restituendo dignità ai detenuti e ai lavoratori dei penitenziari. Come direbbero i naviganti davanti ad un mare tempestoso ma affascinante: “buon vento!”