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Il Sindaco di Olbia Bandisce i Piatti Rotti: Silenzio, si Sposa (La Nuova Sardegna, 11 maggio 2024)

Il Sindaco di Olbia Bandisce i Piatti Rotti: Silenzio, si Sposa (La Nuova Sardegna, 11 maggio 2024)

Non ci sono più le tradizioni di una volta, e questa decisione è dovuta al sindaco di Olbia che, attraverso un’ordinanza, ha vietato la tradizionale rottura dei piatti di ceramica come segno di buon auspicio per i matrimoni. D’ora in poi, se si sente il bisogno di esprimere gioia e felicità, lo si dovrà fare in silenzio, senza il fragore liberatorio della ceramica che si frantuma.
La tradizione di rompere i piatti durante i matrimoni in Sardegna, nota come ‘Sa razia’ o ‘Sa gratia’, è un antico rito di buon auspicio che simboleggia prosperità e abbondanza per gli sposi. Il piatto, riempito di grano, sale, monetine e dolciumi, viene rotto ai piedi della sposa, di solito dalla madre, per augurare una vita felice e ricca.
Questa usanza potrebbe avere origini greche, dove si rompevano i piatti per scacciare gli spiriti maligni. Il piatto deve essere intatto, senza sbeccature, per rappresentare la speranza di un futuro senza difficoltà.
I cocci non vengono raccolti, lasciando al vento il compito di disperderli, simboleggiando il lasciar andare il passato e accogliere il nuovo.
Decidere di ‘rompere’ con questa tradizione ha, ovviamente, scatenato il web e incuriosito molti cittadini. Quasi tutti ricordano quel piatto rotto davanti alla propria abitazione, anche se, magari, quel matrimonio non ha virato sulla felicità eterna. Altri evidenziano l’inutilità del gesto, citando tradizioni celtiche o americane. C’è stato qualcuno che ha gridato al complotto e qualcun altro che ha suggerito, per il futuro, qualcosa di più sostenibile: si potrebbe optare per il lancio di cuscini di piume .La rottura del piatto fa parte del rumore della vita. Tra i vari suggerimenti, c’è stato chi ha proposto il lancio del grano prelevandolo da un sacchetto, chi di utilizzare (ma gli ecologisti non sono d’accordo) il piatto di plastica che, in ogni caso, non si rompe. Insomma, le tradizioni sono dure a morire e a volte sono, davvero, ‘una rottura’ con il futuro. In fondo, siamo tutti un po’ romantici, aggrappati alle nostre foto sbiadite e ai ricordi di un tempo che fu. E il sindaco Nizzi? Dovrebbe capire che non si può semplicemente ‘pulire’ la tradizione. Ma forse c’è una via di mezzo: rompiamo i piatti, ma poi raccogliamo i cocci, li mettiamo in un sacco di juta e li regaliamo agli sposi. Chissà, magari un giorno quei cocci potrebbero tornare utili. Dopotutto, non si sa mai quando potrebbe servire un buon vecchio piatto rotto. E, magari, si risparmia nel romperne altri e questa volta fuori dal matrimonio.