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Donzelli, Del Mastro e il senso dello Stato.

Donzelli, Del Mastro e il senso dello Stato.

Al netto della condanna di primo grado è utile, dopo aver letto molti commenti, provare a far capire a molte anime belle cosa sia davvero accaduto nel carcere di Bancali, a Sassari, dove si recarono quattro parlamentari dem (Serracchiani, Verini, Lai e Orlando) per accertarsi della salute di Alfredo Cospito, anarchico in sciopero della fame. Primo punto, fondamentale, per comprendere la vicenda. L’articolo 67 della Legge 354/75 (ordinamento penitenziario) prevede, esplicitamente, che “gli istituti penitenziari possono essere visitati senza autorizzazione, tra gli altri, dai membri del parlamento” e, pertanto, il parlamentare che visita un detenuto lo fa in rispetto di una Legge dello Stato. Il 31 gennaio 2023, Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, accusa il PD di legami ambigui con ambienti anarchici e mafiosi e punta il dito proprio contro i quattro parlamentari che avevano visitato, a Sassari, Alfredo Cospito. Donzelli li accusa di voler stare dalla parte di chi intende indebolire il carcere duro e svela, davanti al parlamento (e quindi all’Italia) i contenuti di relazioni riservate raccolte dalla polizia penitenziaria di colloqui avvenuti tra l’anarchico e alcuni mafiosi che sostenevano la protesta di Cospito. Il buon Donzelli, a questo punto, si infervora e accusa tutto il PD di connivenza con i mafiosi. Ovviamente la retorica altisonante racconta solo qualcosa di assolutamente falso ma, come dire, adatta a chi poco mastica di leggi e regolamenti e le sue dichiarazioni, oltre a procurare lo sdegno dei quattro parlamentari che avevano solo rispettato le leggi, fa nascere una polemica che scaturisce in una denuncia nei confronti di Del Mastro e non di Donzelli. Infatti, si scoprirà più tardi, è Del Mastro ad aver passato le informazioni riservate al suo collega per la preparazione dello show in parlamento, applaudito da tutta la destra unita. Il buon Del Mastro si difende affermando che quelle informazioni non erano riservate ed è l’unica sua debolissima difesa. Insieme ai suoi difensori anche il PM sostiene che trasmettendo le notizie riservate al suo coinquilino per colpire l’opposizione non “aveva compreso il fatto” che, per un avvocato e per giunta sottosegretario alla giustizia, è come se un macchinista di un treno non comprendesse il significato dei semafori che appaiono sulle rotaie. Il giudice, invece, non credendo a questa versione, ha condannato Del Mastro a otto mesi di carcere. Sentenza che, ovviamente, sarà appellata. Ricordiamo, ad onor del vero, che Del Mastro è anche colui che, in un momento di alta scuola di retorica, presentando un automezzo blindato, utile per trasportare detenuti sottoposti ad articolo 41bis, era così felice che affermava a tutto il mondo terraqueo che all’interno di quel mezzo i detenuti non potevano neppure respirare. Il sottosegretario dimentica, ovviamente, l’articolo 1 della Legge 354/75 che ricorda e ribadisce un concetto costituzionale: “il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”. Ricapitolando: i quattro deputati hanno rispettato la legge recandosi in un penitenziario per accertarsi delle condizioni del detenuto; male aveva fatto Donzelli ad accostare questa visita ad una vicinanza con i mafiosi perché i deputati possono parlare, durante la visita, con tutti i detenuti, mafiosi compresi, senza che nessuno possa impedirlo, proprio per mandato istituzionale. Divulgare segreti di Stato o, comunque, documenti dove c’è scritto esplicitamente “a limitata divulgazione” è un reato e, davvero, non c’è niente di cui sconcertarsi.

Rimane il finale amaro di questa triste storia: di detenuti e della loro condizione nessuno ne parla, si tende, anzi, a non incentivare le visite dei rappresentanti del popolo (o della patria, fate voi) e il buon sottosegretario non si dimette. È una sua scelta politica ed essendo innocente sino alla sentenza definitiva, può farlo. Ma è, visto come sono andate le cose, una scelta azzardata.