Dagli all’untore. Storia di una falsa notizia.
E’ inutile. Si odia Caino ma non se ne può fare a meno di parlarne, di metterlo alla gogna, di dire qualcosa di cattivo, di definitivo, anche quando Caino nulla c’entra. La notizia apparsa su Unione Sarda on line è falsa. Terribilmente falsa. Incredibilmente falsa. Lucio Marzo non ha mai ottenuto la semilibertà e il tribunale di Cagliari non l’ha mai concessa per un motivo molto semplice: il detenuto non si trova a Sassari ma in un carcere del Nord Italia e nessun tribunale ha mai pensato di rivedere la posizione dell’omicida di Noemi. Perché l’Unione Sarda si accanisce su questa storia (riportata anche da altre testate) e, soprattutto: perché non si verifica la notizia? Perché è semplice, è bello, è necessario dare in pasto il carnefice alla pancia della gente, a far gridare frasi insulse e poco urbane da parte di chi non conosce nulla della vita di un individuo, del suo percorso esterno e di quello interno al carcere. E’ l’assassino di Noemi e questo basta e avanza per la gogna mediatica, per utilizzare il classico “buttare la chiave” o peggio: “uccidetelo”. La notizia falsa non viene smentita nonostante fosse anche semplice per un giornalista sardo provare a fare qualche verifica: si scrive che il ragazzo esca dal carcere di Bancali di Sassari per andare a lavorare. Perché non si è accertato chi gli aveva dato questa opportunità, dove stava lavorando? E ancora: come può il tribunale di Sorveglianza di Cagliari concedere una semilibertà ad un detenuto fuori dalla sua giurisdizione? Bastava questo per far drizzare le orecchie al cronista che, se avesse cercato meglio tra le notizie, avrebbe scoperto che il ragazzo era stato trasferito da tempo in un carcere per adulti, proprio a causa dei suoi errori commessi durante la fruizione del permesso premio ma quel carcere non era Sassari, ma Milano Bollate. Era più importante battere sul tempo la concorrenza, dare la (falsa) notizia per primi e mettere la gogna l’omicida. Tutto facile, tutto semplice tanto, male che vada, cosa può pretendere Lucio? E’ un assassino.
So come si lavora nelle redazioni on line. Le verifiche delle notizie sono sempre frettolose o quasi inesistenti. I giornalisti sono tutti free lance e con una misera paga. Questa è una notizia falsa, non verificata, non appurata, scritta da chi non conosce i passaggi dell’ordinamento penitenziario. E’ una brutta notizia che ci dice quanto sia facile cadere in errori grossolani e quanto sia rischioso vivere in questi tempi veloci e artificiali.
Lucio Marzo era un minorenne che presso l’isituto penale di Quartucciu aveva iniziato un doloroso e lungo percorso. Si era cominciato con lui anche un delicato processo di mediazione penale e di giustizia riparativa. Ha poi commesso una serie di errori e per questo motivo è stato trasferito. Questa decisione è una sconfitta per Lucio e per gli oepratori che stavano lavorando affinchè Lucio potesse diventare un ragazzo migliore. Non gli è stato dato il tempo e la decisione di un trasferimento in un carcere per adulti ha solo peggiorato la situazione. Serviva solo per dare una risposta a chi sbavava chiedendo giustizia.
Anche questa era una notizia sbagliata, falsa, ingenua. Chiudere tutti gli spazi della speranza non costruisce uomini migliori e non restituisce dignità a chi urla senza essere ben informato. Se poi ci sono giornalisti che costruiscono anche notizie false diventa tutto più difficile.
Tenete sempre presente che dentro l’Abele che crediamo di essere c’è sempre un Caino da provare ad ascoltare. Spero anche, in una smentita della notizia. Ne guadagnerebbe la libertà di stampa, i cittadini, detenuti compresi.