Ho scolpito l’orizzonte dentro un vaso di terracotta. E’ maledettamente piccolo, ho pensato. Ma mi devo accontentare. E’ mio. Terribilmente mio. Non è facile scrutare ogni mattina orizzonti che si muovono e si spostano e non è facile scrutare ogni mattina barche che camminano sulla tua acqua. E tu non le conosci. Ho provato a ricamare parole dentro una sabbia soffice, con la consapevolezza che sarebbero sparite. Ma ero felice almeno di poter scrivere. Perché raccogliere frasi regala un sapore denso. Il mio. Perché è una delle poche cose che so fare.
Ho annusato l’aria che tirava dalla mia finestra e ho capito che la primavera non sarebbe arrivata troppo presto. Anzi, ho afferrato che dentro questa storia siamo in un inverno perenne. Me ne sono accorto perché nelle mie storie non c’erano le rondini e le cicogne. Forse non passano da queste parti da molto tempo.
Ho scavato dentro i ricordi. E mi son ritrovato piccolo, indifeso, senza forza, ma con l’orgoglio della sopravvivenza. Che oggi sento di non avere più.
Ho raccolto tutta la mia pazienza e l’impazienza adolescente e i libri che ho letto, che ho scritto, che avrei voluto leggere e scrivere, che leggerò e scriverò. Mi son seduto sull’altare della coscienza e davanti a tutte quelle pagine mi son detto: è la cosa giusta. Continuare a non essere servo, a non chinare mai la testa, a sorseggiare orgoglio quotidianamente e ad amare le regole che sono il sale del vivere comune.
Ho socchiuso gli occhi e davanti a parole vuote di servi sciocchi ho semplicemente sorriso. Passerete sulla terra leggeri e senza dignitose tracce. Essere principi serve ad ingrassare il corpo, avere princìpi è utile per rifocillare l’anima e la mente. Essere servi e sorridere ad ogni nefandezza significa non essere innocenti ed essere, semplicemente, terribilmente, indissolubilmente complici.
15:15 , 7 Marzo 2010
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