Sono arrivato tardi. Decisamente. ormai di Sergio Mattarella si è detto tutto. Non ci sarebbe nient’altro da aggiungere. Ci siamo sciroppati la diretta non-stop, simile a quella di Alfredino Rampi di Vermicino e, infatti, in questi giorni i fantasmi di molti Presidenti hanno aleggiato sull’ala dei ricordi: Pertini, chiaramente su tutti.
Sono arrivato tardi. Anche perché ci è stato raccontato, sino alla nausea, quanto è stato furbo Renzi, quanto è stato scaltro Renzi e Berlusconi a fare il pollo e Alfano a fare il Renato Altissimo dei tempi d’oro, quando minacciava di far cadere il governo per una “questione di principio” e pretendeva il rimpasto e poi le volpi democristiane – quelle si furbissime – gli ricordavano che lui aveva solo il 3% e allora zitto e si accontentava di una dichiarazione del presidente del consiglio. Altissimo. Roba della fine degli anni settanta.
Sono arrivato tardi. Mica posso raccontare la storia dei franchi tiratori e dell’equilibrista Fitto, altro piccolo democristiano che minaccia il povero vecchio pregiudicato, attorniato da piccole oche ormai stantie e con un fegato decisamente troppo ingrossato e pronte per il patè. Si sapeva che il gioco al massacro lui, il Berlusconi lo sa fare bene sugli altri e non era pronto a riceverlo. Il re è nudo ormai da tempo. Se ne sono accorti tutti. Probabilmente anche lui che aveva scelto a fine dicembre un candidato degno per la presidenza della Repubblica: Sergio Mattarella. Spiazzato da un ragazzino della new-age democristiana.
Sono arrivato tardi. Per raccontare del presidente della Repubblica moroteo, piccola e battagliera corrente democrisitana che faceva capo ad Aldo Moro che, a differenza di Galloni (ve lo ricordate Galloni? la testa più lucida della Dc) era l’unica testa pensante di un partito bravo nelle spartizioni del potere.
Sono arrivato tardi. Probabilmente. Ma anche voi, per dire, qualche treno lo avete perso. Perché siete tutti fermi a quando c’era la balena bianca, il partito comunista e quello socialista. Fateci caso: oggi avete assistito all’elezione di un presidente della Repubblica così come lo si eleggeva tra democristiani, liberali, socialisti, comunisti e repubblicani.
Sono arrivato tardi. Ma con una discreta serenità posso affermare di non essermi perso molto: era solo una piccola bega tra vecchi democristiani. E noi, chiaramente, mica possiamo morire democristiani. O no?
Auguri signor presidente. Buon lavoro. Ne avrà bisogno. La trama la conosce molto bene. Gli attori sono cambiati, è vero. Ma conoscono a memoria il copione. E, tutto sommato, sono anche bravi. Più naif, forse, ma ugualmente preparati.
21:44 , 31 Gennaio 2015
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