Direte: ma davvero la vuoi fare difficile? E davvero proprio di questi tempi? Ci provo. Il 5 maggio 1821 muore Napoleone Bonaparte e questo lo sapete tutti grazie all’ode famosissima di Alessandro Manzoni. Esattamente tre anni prima (quando il destino ci mette del suo) nasce a Treviri, in Germania, tale Karl Heinrich Marx, per gli amici italiani (ops, compagni) Carlo Marx. Non parlerò di lui (non ne sarei all’altezza, credo) ma di Antonello Baldinu, noto “Capitale”, di professione bidello e comunista d’altri tempi, ovvero quelli in cui io ero più o meno adolescente ed Alghero pareva un mondo fantastico e immenso. Antonello, tutti i giorni, si recava al lavoro presso un noto liceo della città. Si sedeva sua sua scrivania sulla quale campeggiava un volume spesso e impegnativo: “il capitale di Karl Marx”. Copertina rossa con autore e titolo vergati in oro. Quel libro creava una distanza tra lui e noi, poveri studenti invertebrati senza nessuna cultura politica. Lui, Antonello, guardava tutti con aria di sufficienza anche perché aveva un ruolo (che nessuno conosceva) nella segreteria del partito comunista cittadino. Quando qualcuno gli chiedeva qualcosa, anche una semplice informazione la sua risposta era sempre quella: “leggi prima Marx e capirai di aver posto la domanda sbagliata”. Per pura curiosità (e per tigna) mi recai alla biblioteca Umanitaria e cercai questo libro fondamentale. Cominciai a leggere le prime dieci pagine e, vi confesso, non andai oltre. Era troppo complicato ed incomprensibile, almeno per me. Ne parlai con un compagno delle classi superiori, uno che bazzicava nella Lega dei comunisti e passava per marxista leninista e non so cos’altro ancora. “Devi immergerti nella lettura. Io son riuscito a finirlo in meno di una settimana”. Mi sentivo sconfitto, umiliato. Marx non faceva per me e neppure i proletari di tutto il mondo mi avrebbero aiutato. Decisi, a quel punto, di accettare l’invito del marxista leninista e mi recai ad una riunione nella sede della lega dei comunisti dove, appunto, c’era una lezione su Marx. Quando arrivai mi resi conto di essere finito in un luogo fantastico e sconosciuto. Una sorta di Macondo dove tutti facevano tutto e niente e dove Marx era decantato da un ragazzo addetto alla lettura con una dizione pessima e dalla voce cantilenante. Sulla sinistra, seduto con altre persone, il nostro bidello al quale porsi un breve saluto con la mano. “Adesso puoi porre tutte le domande che vuoi”, mi disse avvicinandosi. “Ma tu, lo hai mai letto il capitale?” chiesi di getto, guardandolo negli occhi. “No, ma non è questo il punto” rispose.“Come non è questo il punto? Passi tutti i giorni del tuo lavoro davanti ad un libro che non hai neppure letto e ti professi marxista?”“Anche in questo caso hai posto la domanda sbagliata. Sai quanto hanno letto Marx qui dentro? Nessuno. Però tutti sono convinti di essere marxisti e parlano di lotta di classe, rivoluzione e potere al popolo. Nessuno sa niente del lavoro, del capitalismo e del plus valore. Dai retta a me, non troverai nessuno che ha letto, davvero, il Capitale di Marx”.“E quindi, come la mettiamo?” aggiunsi quasi sconsolato.“Lo vedi quel ragazzo laggiù, quello che ha letto le pagine di Marx a voce alta? Sai come lo chiamano? Camparino perché è l’unica cosa rossa che davvero conosce. Fai una cosa, vai al bar con i tuoi amici e fatevi un giro di campari soda, la politica non fa per te.
Il racconto è frutto di fantasia. Il bidello non è mai esistito (è solo il protagonista di un mio libro) e non esiste neppure Camparino. L’unica cosa vera è legata al libro di Karl Marx: io, davvero, ho letto le prime cinquanta pagine e l’ho trovato oltremodo noioso. Però – e ne son sicuro – tutti quelli che si professavano marxisti-leninisti maoisti e chissà cos’altro ancora erano come il nostro bidello: possedevano il libro ma l’unica cosa rossa da loro davvero apprezzata era il campari soda. (o, se credete, il Rosso Antico!)Buon compleanno vecchio grande Carletto Marx!(e non prendetevi troppo sul serio, mi raccomando).