
Quando si entra in una libreria con l’intento di sequestrare i libri, è la morte della democrazia. Ciò che è accaduto a Gerusalemme è davvero inconcepibile: domenica pomeriggio alcuni poliziotti israeliani, pare senza il mandato di un magistrato, hanno fatto irruzione nella Educational Bookshop, una libreria palestinese molto famosa nella zona est della città.
La libreria è vista come una culla culturale e una sorta di biglietto da visita per il dialogo tra religioni e generazioni. Ci sono libri in arabo, in inglese, opere di autori israeliani e testi di storia ebraica. Un luogo bellissimo, aperto, curioso.
I poliziotti, invece, hanno cominciato a rovesciare i libri, cercando simboli e bandiere palestinesi che incitassero all’odio. Stiamo deragliando su un crinale dal quale sarà difficile rimettersi in marcia. Quando si distrugge un libro, si compromette il futuro dei giovani.
I poliziotti hanno inoltre arrestato i proprietari e, fatto curioso, non comprendendo certi testi, hanno provato a tradurre i titoli con Google. Dovremmo indignarci, scendere in piazza, prendere posizione, ma non lo faremo.
Il “corpo del reato” è un libro per bambini dal titolo bellissimo: Dal fiume al mare. Gli scrittori israeliani David Grossman e Fania Oz hanno firmato una petizione per la liberazione immediata dei proprietari.
Questa è una brutta storia che non interessa a nessuno, così come a pochi interessa leggere e capire. Le guerre, a quanto pare, si raccontano sui social, e la gente crede solo a quello. Di questa libreria, però, nessuno parla. Ed è una sconfitta per l’intera umanità.