C’è una canzone che mi gira sempre intorno. E’ di Fabrizio De André e dice: “Potevo chiedere come si chiama il vostro cane, il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero.” Queste parole sono l’essenza massima della grandezza di un uomo che, completamente ubriaco, in costa smeralda, incazzato con il mondo, scrive forse la più bella e intima canzone di questi anni: “Amico fragile”.
Ho pensato se Corrado Atzei, quello che canta De André (tra l’altro con bella impostazione vocale) abbia mai interpretato Amico fragile. Chissà. E, soprattutto, mi chiedo se l’abbia mai capita. E se, nel repertorio vastissimo del cantante genovese sia mai incappato in frasi che si avvicinano a quella che ha scritto lui sul suo profilo di “Facebook”: “continuiamo pure a fargli fare quel cazzo che vogliono a questi animali… una passata di Benito”, riferito ai poveri ragazzi extracomunitari finiti per errore a Sadali, i quali chiedevano soltanto di poter partire in qualche città del Nord dove avrebbero potuto lavorare, anche perché erano muniti di regolare permesso di soggiorno. Insomma, chissà se conosce La guerra di Piero e con quale tonalità pacifista riesca a cantarla (una passata di Benito???) chissà se c’è mai passato a via del campo, a Genova, dove ancora c’è una puttana, gli occhi grandi color di foglia, se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per mano. Chissà se quando canta, nei concerti “quello che non ho” e mentre intona:
Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho è di fregarti a carte
provi a ritornare indietro nel tempo quando qualcuno, probabilmente (e almeno spero) gli ha insegnato che le parole hanno un suono, un’anima e un significato. Bisogna saper dosare sempre molto bene tutto. Quando non ci riesci puoi non usarle. Anche il silenzio ha il suo bel rumore.
dedicato a Savina Dolores Massa e alla sua grande dignità!