I giovani sono veloci, vogliono tutto e subito. Lo so, anche io da giovane utilizzavo lo stesso binario. E’ giusto, è lecito, ci sta. Però tra il tutto subito e il meglio condensato c’è molta differenza.
I giovani, a quanto pare, non amano lo sport e non amano le dirette. Le trovano estenuanti e noiose. Di una partita di calcio o di basket vorrebbero vedere subito gli “highlight”, le fasi salienti. E’ come leggere i promessi sposi dal Bignami. Se ne comprende la trama, è ovvio, ma non si percepisce la bellezza di quell’opera. Non vogliono più soffrire per quell’evento sportivo. Solo gli attimi. Come se in amore eliminassimo i preliminari e la fase dolcissima del dopo.
I giovani, secondo alcuni, non amano tormentarsi seguendo un evento sportivo e non vogliono neppure ansimare negli ultimi concitati minuti di una partita di basket. Eppure dovremmo spiegare ai giovani, alla generazione HL (highlight) che non tutto è riassumibile e soprattutto mai come in questo caso la scelta non è la loro (e dunque poco democratica) ma di chi cura il montaggio dell’evento.
Immaginate di dover condensare Italia-Germania del 1970, quella finita 4 a 3 e avere solo tre minuti. Oppure Argentina Inghilterra del mondiale 1986 o il match di pugilato Benvenuti Monzon, la gara sette tra la Dinamo e Reggio, valida per lo scudetto di basket, un incontro di tennis, una gara di pallanuoto, un mondiale di ciclismo e, andando oltre, il Palio di Siena raccontato solo negli attimi della corsa, senza capire ciò che è accaduto prima della mossa.
Sarò all’antica o diversamente giovane ma la finale del 1982 tra Italia e Germania ai mondiali di calcio in Spagna occorre viverla tutta: dal primo all’ultimo minuto. Perché prima della gioia ci sono sempre le lacrime.
E sono quelle che scaldano la vita.
17:19 , 16 Febbraio 2021
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