Non ero portato per la matematica. Me ne feci, da subito, una ragione. I logaritmi, gli alfa figurato enne, i binomi, le frazioni non facevano per me. La matematica era un crogiolo di numeri pasticciati che non ritornavano mai. Per me, il compito di matematica era l’imperfezione assoluta. Ma, tutto sommato, son riuscito a sopravvivere e capire che la matematica entra anche nella mia casa e un po’ anche in quella di tutti. Dobbiamo fare i conti con le bollette, i mutui, le percentuali per pagare l’Ici e per passare dagli euro alle lire (io, per esempio, lo faccio ancora). La matematica, insomma, ci aiuta anche se non risolve i problemi. L’altro giorno, per esempio leggendo l’articolo su alcuni sfollati in Abruzzo che contestavano alcune decisioni del governo e dunque presentavano delle rimostranze anche su Bertolaso (che in Italia è Santo subito…) sono ritornato alla mia vecchia professoressa di matematica che, sorridendo mi diceva: “Vedrai, che almeno le percentuali ti serviranno se farai il sociologo o l’architetto oppure se dovessi decidere di entrare in politica”. Ecco che la matematica – e la mia professoressa – si prendevano una gran bella rivincita e, proprio leggendo quell’articolo, mi sono reso che le percentuali sono importanti ma in politica sono un po’ come i miei vecchi conti sui quaderni di scuola: un crogiolo di numeri pasticciati che non quadrano. In Abruzzo, per esempio, il 21 novembre 2008 il Popolo delle libertà ha ottenuto il 48,81% e gli altri (sinistra, la destra, unione di centro, Italia dei valori, partito democratico) il resto. Ovvero, la maggioranza ha perso. Un po’ come i miei compiti le cose non quadrano. Ma questa è la democrazia. E va benissimo. Con meno del 50% si può governare. Aggiungerei che è un dovere farlo, giusto per sgombrare il campo da ulteriori e possibili rimostranze nei miei confronti. Non è quello che intendo fare emergere da queste mie frasi “matematiche”. Il fatto è che non si può pensare che con meno del 50% si può parlare a nome di tutti, soprattutto se quello che noi facciamo non è proprio amato da tutti tutti. Il problema matematico e sociologico è questo: in democrazia è un dovere governare con il 48,81% ma non possiamo pretendere che il 52% sia poi d’accordo sulle nostre decisioni. Anche se si tratta di terremoto e di solidarietà. Questo non si è capito. Anche gli abruzzesi hanno un’anima diversa da quella del popolo della libertà e hanno tutto il diritto di non essere d’accordo: Alcuni non lo sono per partito preso (52%, la maggioranza) gli altri possono essere d’accordo ma anche dissentire, nonostante abbiano votato il Popolo delle libertà. Insomma, signor Presidente del Consiglio, sappia che la maggioranza degli italiani è in completo disaccordo con lei e, infatti, lei sta sperando in un 40-45% dei consensi alle prossime elezioni europee (io, chiaramente auspico il contrario, ma in matematica non sono forte e ho poca fiducia nell’etica degli italiani). Quindi non può permettersi di parlare a nome di tutti gli italiani se si comporta come una persona della quale il 60% degli italiani si vergogna di avere come presidente del Consiglio. Ma la matematica per me è un crogiolo di numeri pasticciati. Un po’ come il suo strano concetto della democrazia che non prevede il dissenso. Lei, se lo faccia dire, è il peggior stalinista che c’è in circolazione. E questo con la matematica c’entra davvero poco anzi, come direbbe Di Pietro nun c’azzecca.
Castelsardo, 2 giugno 2009