E’ da tempo, ormai, che l’agenda di questo paese non la detta la politica. Non c’è un leader che abbia capacità e carisma da raccontare, almeno a parole, ciò di cui l’Italia ha bisogno e, soprattutto, quello di cui possiamo fare tranquillamente a meno. Essendovi un vuoto di potere (pasolinamente parlando) quel vuoto lo riempie un leader che poco dovrebbe entrarci con l’Italia.
La nostra agenda, ormai da tempo, la detta il papa. Papa Francesco continua a parlare, rintuzzare, citare, condannare, raccontare con esempi espliciti ciò che è giusto e ciò che non lo è. Lo fa per mestiere, è chiaro, e chi non è cattolico potrebbe tranquillamente ignorarlo. Il problema però è un altro: il Papa parla da laico o, per meglio chiarire: dovrebbe essere anche un laico, un politico a fare queste affermazioni. Prendete la visita in Campania di queste ore. Dice il Pontefice: “La mancanza di lavoro ci ruba la dignità. E senza lavoro ciascuno di noi può scivolare verso la corruzione”. E ancora: “Una società corrotta ‘spuzza’, non è cristiano chi si lascia corrompere. Tutti abbiamo la possibilità di essere corrotti, è uno scivolare verso lo sfruttamento. Quanta corruzione c’è nel mondo”, e conclude, rivolgendosi ai napoletani: “andiamo avanti nella pulizia perché non ci sia la ‘spuzza’ della corruzione nella vostra città.” Sono concetti chiari, semplici, probabilmente lapalissiani. Ma la nostra classe politica non li utilizza. La nostra classe politica vive nel catino delle parole, delle promesse, delle poltrone. Osserva il suo popolo dalle transenne. Non esiste nessun moto d’orgoglio da parte di chi, quotidianamente dovrebbe utilizzare i concetti espressi dal Pontefice che, vorrei mestamente ribadirlo, rappresenta la chiesa cattolica di tutto il mondo.
Un paese che si fa dettare l’agenda da un capo di stato estero è un paese che non ha futuro.