Lo dico subito: quelle felpe, quelle foto, quelle urla di Piazza del Popolo ieri, a Roma, non mi sono piaciute. Personalmente sono lontano anni luce da quella manifestazione intrisa di leghisti e gente di casa Pound, esibizione del Duce e saluti fascisti che, come sempre, poco c’entrano con la protesta nei confronti dei potenti di turno ma servono, evidentemente, a costruire il folklore populista che anima queste adunate maschie dove tutti sono pronti a “tirare fuori le palle”.
Sono terribilmente lontano da quell’urlare di Salvini, quando afferma che lui «Non distingue gli uomini fra destra e sinistra ma fra produttori e parassiti»; la mia totale estraneità mi porta a considerare – con un certo distacco, lo ammetto – che il nuovo Masaniello non distingua, soprattutto “gli uomini” visto che, imperterrito, continua a confondersi e dividerli in razze o in mestieri. Che poi, quando Giorgia Meloni ammette che in quella piazza si forgia “un popolo fiero”, sembra di ritornare indietro di molti anni, quando l’estrema sinistra si contrapponeva all’estrema destra: i primi con la forza preponderante della rivoluzione, i secondi con terribile e orgogliosa fierezza. Insomma, si ritorna agli anni settanta? Non credo sia cosi. Non ci sono quei presupposti e non c’è più quell’ideologia che contrapponeva due mondi. Oggi tutto appare più fluido e molto veloce. La coerenza, poi, non cammina dentro questi cortei. La lega, quella di Roma ladrona, dei terroni a casa loro, si è camaleonticamente modificata tanto da sentire una frase per bocca di una militante che avvicina le due Italie:«Che sollievo, sono felice che apriamo ai meridionali, mi piacciono i loro sentimenti.» Lo dico subito: questo mondo non può essere il mio mondo ma fa parte del mio mondo, del nostro mondo. Ci sono sentimenti contrapposti, ma Salvini parla alla pancia della gente e ha capito che occorreva seminare anche nel meridione. E’ una formula semplice e semplicistica ma funziona sempre. Basta difendere i due marò e accusare le volontarie (ecco dove Salvini non riesce proprio a distinguere gli uomini) appoggiare i pescatori siciliani quelli che sino a qualche mese andavano eliminati dalla Padania. Già, la Padania. Quella è sparita nel tripudio di croci celtiche e, pian piano, si comincia a ricantare “faccetta nera, bell’Abissina”, giusto per dire che non siamo razzisti ma, come dice la signora leghista: “ci piacciono i loro sentimenti”. Lo dico subito: questo modo di vedere le cose, in maniera grossolana, mi incute una certa angoscia. Sarà che sono invecchiato ma ho sempre diffidato dei guasconi perdonati con una pacca sulla spalla dal popolo italiano: «In fondo è simpatico». No, Salvini non è simpatico e, a dispetto di chi intendeva vincere la guerra con il carro armato di cartone in Piazza San Marco a Venezia, ha le idee molto chiare: distingue molto bene le razze e gli uomini. Non distingue, invece, l’essenza delle cose. Ma questo, occorre dirlo, è un altro discorso.
10:14 , 1 Marzo 2015
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