La strana storia (non proprio natalizia) della Balocco e della Ferragni ci insegna una piccola morale: la beneficienza non passa per il brand, per chi ci invita ad acquistare un determinato prodotto, in quanto una parte del ricavato andrà in beneficienza. E dentro quell’acquario globale noi pesciolini rossi con pochissima memoria dimenticheremo subito le varie promesse effettuate durante alcune campagne pubblicitarie e non chiederemo mai conto di che fine abbiano fatto quei soldi che, forse con troppa disinvoltura, abbiamo veicolato verso un fine sociale altissimo e bellissimo. Il panettone, venduto con il marchio “Ferragni” (mi chiedo: ma che marchio è? Che cosa offre questa bionda e gracile ragazza? Che lavoro fa?) costa più del doppio e l’unica differenza con quello originale era rappresentata solo ed esclusivamente dalla scatola. Un bell’involucro, utile a fare bella figura con i parenti quando al pranzo di Natale ci saremmo presentati con il panettone griffato e felici di aver contribuito ad acquistare dei macchinari necessari ad un ospedale (altra storia: ma perché dovrei fare beneficienza per un qualcosa che dovrebbe essere garantito dallo Stato? Mah). Insomma: il natale è andato di traverso alla signora Ferragni e alla Balocco condannate ad un risarcimento milionario a fronte di una beneficienza che ammonta, da quanto si legge a 50.000 euro. Capite? Più o meno una colletta di un centinaio di condomini a fronte di un guadagno che si aggira oltre il milione di euro. Un bel regalo di natale solo per qualcuno. E i bambini? Il natale quando arriva arriva e con la Ferragni, a quanto pare, non è arrivato.
Questo articolo è stato scritto il sabato, Dicembre 16th, 2023 at 09:40
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