Chi sono questi uomini e donne che si dichiarano difensori del “popolo,” che giurano di essere la voce degli esclusi, ma che al primo sussurro del potere piegano la testa e dimenticano chi sono? Vance, Meloni, Salvini: tutti loro hanno calcato palchi invocando giustizia, raccogliendo applausi per le promesse urlate alla “gente comune.” Si sono presentati come i paladini della verità, della dignità e del riscatto di chi vive ai margini. Eppure, basta grattare appena sotto la superficie delle loro parole per vedere come, passo dopo passo, abbiano lasciato cadere ogni impegno, dimenticato ogni grido, per un posto comodo a tavola, insieme ai potenti.
Vance, l’uomo che gridava contro il sistema da un’America abbandonata, colui che aveva raccontato il dolore della provincia senza speranza, oggi si siede a fianco di Donald Trump, il volto stesso delle disuguaglianze. Salvini, che ha costruito la sua carriera sulle lotte per “difendere gli italiani,” ha stretto patti e alleanze con chiunque, fino a diventare la caricatura del politico che un tempo giurava di combattere. Meloni, che per anni ha cavalcato la bandiera di un’Italia “sovrana e libera,” oggi preferisce distogliere lo sguardo e adattare il suo linguaggio, annacquandolo per non disturbare i potenti di turno.
Cosa resta, alla fine, delle loro parole? Quali promesse mantengono ora che il potere li ha avvolti nel suo abbraccio caldo? Parlano ancora di “popolo,” ma oggi questa parola è vuota, è un’eco lontana che non colpisce più nessuno. Per chi, come Vance, aveva dato voce agli ultimi, cosa rimane se non la delusione di chi li ha visti cambiare sotto i propri occhi? Per chi, come Salvini, aveva promesso protezione e dignità agli italiani, cosa resta oggi, se non un senso di abbandono e amarezza?
E poi ci siamo noi. Noi, popolo disilluso che a ogni tornata elettorale si sente promettere di tutto, di essere difeso, di avere finalmente un leader dalla propria parte. Eppure, come ogni volta, chi ha creduto, resta solo. Le parole si fanno sempre più leggere, diventano inutili formule vuote. Di questo “populismo usa e getta” non resterà nulla, se non il ricordo di promesse mai mantenute, di persone che hanno perso tutto e a cui viene detto, quasi come una beffa, che “serve tempo,” che una giustizia diversa “richiede anni.”
E noi, cosa faremo? Continueremo a guardare questi leader, questi simboli di un sogno infranto, allontanarsi sempre più da chi avrebbero dovuto difendere. Vedremo Vance affiancare Trump senza più rimorsi, Meloni adattarsi ai toni dei potenti, Salvini girare lo sguardo altrove, concentrato su una nuova campagna, su un nuovo slogan, su un nuovo nemico da additare. Ma questa volta ci chiederemo quanto di questo tradimento sia anche nostro, quanto abbiamo voluto credere, ancora una volta, a parole che sapevamo vuote, a maschere che, una dopo l’altra, sono cadute.
E forse, la nostra ultima scoperta sarà amara: ci renderemo conto che è già troppo tardi, che era troppo tardi sin dall’inizio.“
Questo articolo è stato scritto il venerdì, Novembre 8th, 2024 at 18:59
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