So di toccare corde sensibili. Nel nostro paese, parlare di calcio diventa sempre un argomento divisivo. Da sempre. A volte si scherza, si prende in giro l’avversario, altre volte il tifo diventa un modo per fomentare odio, e allora quel problema diventa davvero “un problema”. Parlare delle curve di Milan e Inter è complicato. Non solo perché chi ne parla è magari milanista o interista, rischiando subito di essere tacciato di “partigianeria”, ma anche perché bisogna schierarsi, finendo per essere osannati da una parte e insultati dall’altra. Penso, però – anzi, ne sono sinceramente convinto – che la storia delle curve gestite da pregiudicati, spacciatori e, purtroppo, anche assassini sia la cosa più lontana dal vero tifo e dall’amore per lo sport.
Sono nato – e cresciuto – con alcune bandiere: Mazzola, Rivera, Riva, Ronaldo, Zanetti, Totti, Baggio. Ho amato il calcio e ho sofferto e gioito per la mia squadra del cuore. Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con il calcio, con la bellezza e la disperazione di sbagliare un calcio di rigore, di vincere o perdere all’ultimo minuto, di quelle urla non contro qualcuno ma “per” qualcuno. Quando Baggio sbagliò quel maledetto rigore nella finale dei mondiali, non trovai le parole. “È solo un gioco”, pensai. E non era vero. Però Baggio l’ho amato da sempre e per sempre. Anche quando sbagliò quel rigore. Soprattutto per quello.
Le storie delle curve di Inter e Milan sono semplicemente vergognose. Non dite che sono cose da “curva” o che “sono ragazzi”. No. Quel modo di gestire il tifo è semplicemente criminale. Quelle persone, e chi sta con loro, danneggiano il calcio, lo sport, e distruggono quelle lacrime di Pasadena. Io sto con Baggio, che sbaglia il rigore. Da sempre. E per sempre.