Eravamo tante e tanti, non so quanto eravamo forti. Tra la gente e i fischietti, il rumore delle chiavi, tutta la rabbia della pancia, tutta l’emozione del volerci essere a tutti i costi. A Sassari ci si è dati appuntamento all’Emiciclo Garibaldi ed eravamo più di mille a gridare per Giulia e le altre donne uccise, per la libertà e per la voglia di costruire qualcosa di diverso dal silenzio che ci ha attanagliato per troppi anni. Non so, per me era qualcosa che avevo quasi dimenticato, quello stare in piazza insieme, per un motivo, per una lotta. Ecco, mi son sentito più giovane vicino ai giovani veri, a quelle ragazze dipinte di rabbia e speranza, a quei ragazzi vicini e uniti dentro una voglia di provare a cambiare le cose. C’era il popolo in piazza, quello vero però. Senza bandiere, senza slogan costruiti. Molti cartelloni scritti a mano, la frase sempre attuale di Faber: “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”. Era una folla bella, colorata, fragorosa, solenne. Ecco, c’era una solennità sociale che da tempo latitava. Finalmente si stava uniti per qualcosa e non contro qualcosa. Io non so cosa ne sarà di questa piazza, di questi fischietti, di queste fiaccole elettriche acquistate dai cinesi, non so che ne sarà di quel volteggiare di chiavi e di qualche tamburo. Non lo so. Ma lo vorrei sapere. Vorrei che la piccola fiumana di stasera potesse diventare coscienza popolare, potesse, davvero, scardinare la cultura dell’indifferenza. Eravamo tante e tanti. E, forse, eravamo forti.
21:15 , 24 Novembre 2023
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