
La vittoria al Festival se la giocheranno Giorgia, Cristicchi, Brunori Sas, Lucio Corsi e Fedez. Almeno, questo è quanto emerge dalle votazioni, spesso nebulose e complesse, che però hanno portato prepotentemente alla ribalta il rapper milanese, spinto dai voti della giuria popolare.
Continuo a pensare che il brano di Fedez abbia una sua potenza e, come dicono i giovani, “spacca”. Forse non ha l’ecumenismo necessario per conquistare definitivamente Sanremo, ma gli ha restituito quell’aria da maledetto che al rapper mancava da tempo.
Per quanto riguarda le esibizioni di ieri, nel mio taccuino la vincitrice è Giorgia, anche se Lucio Corsi mi ha convinto più della prima serata. Achille Lauro – che probabilmente non vincerà, ma potrebbe avvicinarsi al podio – ha continuato a esprimere il meglio del suo repertorio. La canzone di Elodie, riascoltata, è risultata più rotonda e piacevole, ma le manca ancora qualcosa: forse grinta, forse un po’ di charme, che la cantante romana sembra aver perduto. Continuo a pensare che Simone Cristicchi abbia un bellissimo testo ma non le melodia giusta e non è cosa di poco conto.
Chi ha scalato la mia classifica personale è stata Francesca Michielin, passata dal 6 al 7,5. La canzone aveva bisogno di essere riascoltata e lei l’ha interpretata bene, con tanto di lacrimucce finali (che, a Sanremo, non guastano mai).
Tutto il resto, direbbe il poeta, è noia. Confermo la mia pessima opinione su Rocco Hunt, resto perplesso su Serena Brancale e non mi convincono né Rose Villain né Bresh, anche se intravedo del potenziale. Il brano di Willy Peyote continua a ricordarmi Ma che idea, mentre i Kolors sembrano avere una sola idea: il tormentone.
A margine, una parola sui co-conduttori: va bene il trash, va bene l’ironia, ma, a parte la battuta del secolo di Frassica (“Morandi aveva una figlia segreta che si chiamava Fatima, e Malgioglio ha scritto per lui Fatimandare dalla mamma…”), c’è un po’ troppa salsa rosa. Bravo Damiano David, che ha preso una delle canzoni più intense di Lucio Dalla senza profanarla (a proposito, quando tornerà con i Måneskin?). Bravissimo anche il bambino di sei anni al pianoforte sulle note di Champagne.
Di Big Mama avremmo fatto volentieri a meno (queste incursioni esterne sono solo contentini? Perché?). E stasera ci sarà Ermal Meta.
Insomma, poche polemiche (quella sul Papa sembra rientrata) e pochi sussulti. La nave naviga lentamente verso il porto. Con la serenità, un po’ noiosa, di Carlo Conti. Questo siamo, non dimentichiamolo mai.