
C’è un tempo per il buio e uno per la luce. C’è il tempo delle lacrime e quello della felicità. C’è il tempo delle condanne e quello delle assoluzioni, delle domande e delle risposte. E c’è un tempo per riflettere. Che un giorno avremo.
Alex Cottoia, nel 2020, appena diciottenne, uccise con 34 coltellate il padre a Collegno, in provincia di Torino. Lo fece al culmine di una delle tante liti familiari. Lo fece per difendere una donna: sua madre. Venne assolto in primo grado per legittima difesa, poi condannato in appello a sei anni e sei mesi. La Cassazione, nel luglio scorso, aveva disposto un nuovo processo per Alex, e oggi è stato assolto.
“Ora voglio trovare il mio posto nel mondo”, ha detto dopo il verdetto favorevole. Anche questa è una storia sbagliata, fatta di uomini che uccidono o vorrebbero uccidere le donne. Ma è fatta, per fortuna, anche di uomini che non accettano questo spartito assurdo.
Alex aveva davanti un mondo gonfio di terrore, di soprusi, di follia. Un padre anaffettivo, un padre crudele, un padre che era, per lui, il peggior esempio da seguire. E non l’ha fatto. Per istinto, per disperazione, per amore, per rabbia, non l’ha fatto. Non avrebbe imparato nulla in quei sei anni di reclusione; non sarebbero bastati nemmeno ad alleviare il dolore.
C’è stata una giustizia terrena, c’è stato chi ha saputo soppesare i gesti, tutti i gesti, e ha preso una decisione. Adesso, davvero, insieme a tua madre, puoi trovare un posto nel mondo dove ci sia un po’ di serenità, buona per scacciare il buio che ti aveva inghiottito. Una donna, almeno tu, l’hai salvata.
Buona assoluzione, Alex.
Questo articolo è stato scritto il lunedì, Gennaio 13th, 2025 at 17:55
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Tags: femminicidio, giustizia
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