
Ho sempre pensato che la potenza dei gesti sia più importante del gesto stesso.
I tempi sono quelli che sono, ed esporre dalla propria finestra una bandiera palestinese e uno striscione con scritto “Palestina libera” è un gesto che non passa inosservato. Lo ha fatto a Salò (quando si dice la potenza anche dei luoghi) Giulio Tonincelli, fotografo e regista indipendente che lavora per numerose ONG in Medio Oriente, India, America Latina e Africa. Una “zecca”, direbbe qualcuno.
A un certo punto i carabinieri si sono recati a casa sua per rimuovere i simboli, ma non c’era alcun divieto condominiale, né tantomeno una legge dello Stato che lo proibisse. Il regista si è rifiutato di toglierli e le forze dell’ordine hanno lasciato il palazzo senza sequestrare nulla.
La domanda è solo una: ma davvero, con i problemi di sicurezza che abbiamo in questo Paese (e a dirlo è soprattutto il governo), sgattaioliamo due onesti rappresentanti delle forze dell’ordine per incassare una figura che ricorda molto l’allegra provincia italiana dei carabinieri con i pennacchi e le armi? Davvero pensiamo che una bandiera e una scritta possano fomentare guerriglie e violenza?
In realtà, a ben guardare, si chiede soltanto la fine di una sporca guerra, il riconoscimento di uno Stato per un popolo e la pacifica convivenza tra i popoli. Forse occorrerebbe ripassare non tanto le leggi (male comunque non farebbe), ma soprattutto smetterla con l’eccesso di zelo. Ad essere più realisti del re non si fa una gran bella figura.