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Morire di carcere

Morire di carcere

Oggi, il giorno di San Valentino, vi regalo alcuni nomi: Parwinder, Amiso, Syla, Carmine, Michele, Francesco, Ivano, Jeton, Antonio, Luciano, Giulio, Mohmoud, Andrea, Modestino. Potrei arrivare fino a 31 e potrebbe essere una lista di cantanti per un festival, l’elenco di due squadre di calcio (riserve comprese), oppure.

Oppure.

Quei nomi sono tutti veri, reali. E sono morti. Ci hanno lasciato nonostante la loro giovane età: dai 22 anni il più giovane a 72 anni il più anziano. Sono morti in carcere. Sono morti di carcere. Sono morti perché l’indifferenza pesa, la possibilità di ascoltare il detenuto è sempre più labile. Sono morti in Italia e lo hanno fatto dal 5 gennaio  al 12 febbraio 2024. Suicidi e, dunque, sconfitte per lo Stato. Se ne parla poco e quando si decide di accendere un piccolo lumicino non si hanno risposte certe e neppure certe risposte. Molti di loro in carcere non ci dovevano entrare per niente: erano destinati più propriamente ad una Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) perché affette da disturbi mentali, alcuni dovevano scontare solo pochi mesi, al massimo due anni e potevano fruire di misure alternative ma non avevano una famiglia o un lavoro. Altri ancora hanno osservato la luce nella loro saracinesca e si son resi conto di un buio terribile. Sono morti perché noi non siamo riusciti a captarne l’anima, la vita, i problemi. Me lo sono chiesto molte volte. Me lo sono chiesto davanti a Piero che si uccise in un giorno livido all’Asinara perché il permesso premio gli era stato negato. Me lo sono chiesto davanti a Giovanni, Mattia, Mirik, Hamud, Cjiang e, per quanto cercassi una risposta, da operatore, non ne trovavo se non quella semplice e facile: il carcere non sempre è una risposta, il carcere in quanto tale non è mai una risposta. Il carcere è una brutta domanda a cui non riusciamo mai a rispondere se non nell’indifferenza totale. Ci saranno pochi like a questo post. Lo so. Interessano altre storie, quelle di galera sono sempre noiose e apparentemente molto lontane da noi. Supereremo anche nel 2024 gli oltre cento morti nelle carceri. Rimarranno numeri. Ecco perché ho provato a scrivere dei nomi. Lo so, è poco, ma da quel poco dovremmo partire. E non lo facciamo ma