Tutti hanno provato ad abbinare il talento, la bellezza, la genuinità e la semplcità di Gigi Riva con Jannik Sinner. Sembrano uguali: due gocce d’acqua venute dal Nord. Semplicità e lavoro, poche parole e molto gioco. Ci ho pensato e riflettuto. In realtà entrambe le imprese (uno scudetto e un grande slam) parevano impossibili e noi, come sempre, ci innamoriamo delle cose che non possono accadere ma sogniamo avvengano. Quella vittoria di Jannik mi ha ricordato un po’ Italia Germania 4 a 3: passare da una sconfitta certa ad una vittoria meritata, limpida, sublime. Da quelle parti c’era Gigi Riva da Leggiuno, da questa c’era un russo (e quindi un po’ tedesco e cattivo) e Jannik Sinner dalla val Pusteria: un po’ Austria, un po’ Tirolo, un po’ Italia. Poi la magia ha camminato tra le corde della fantasia e le palle hanno fluttuato nei lungolinea. Sino alla magica conclusione: bastava un gol in più, bastava un punto più e tutto diventa paradiso. Però, a pensarci bene ho capito perché, almeno per me, Sinner è un piccolo eroe come Gigi Riva: ho guardato entrambi e gli sguardi quasi combaciavano. Avevano un solco lungo il viso, come una specie di sorriso. Ma non era questo, non era soltanto questo. Jannik non ha tatuaggi. Niente. Nessun disegno o parole sulla pelle. Come non poteva diventare il mio eroe? Da Gigi a Jannik, da Gigi Muller 4 a 3 a Sinner Medveded 3 a 2 che è un po’ Italia Russia e un po’ Italia Germania. Tutto senza tatuaggi.
E non è poco.
#giampaolocassitta