
Non c’è niente da fare. Ormai, da tempo, quando riascolto Yesterday penso esclusivamente a Massimo Troisi che nel film “Non ci resta che piangere” spaccia la canzone dei Beatles come un suo componimento per poter conquistare la bellissima cortigiana Amanda Sandrelli. Eravamo nel 1492 – quasi 1500 – e i Beatles chiaramente non esistevano.
Eppure quel gioco mirabile e sopraffino mi riporta a pensare che, in fondo, questa strana canzone sia esistita da sempre. Invece il 20 ottobre del 1965 (quindi sono trascorsi appena 57 anni) i futuri baronetti ricevevano per la canzone Yesterday il disco d’oro per il primo milione di copie vendute. Una canzone che, fin dal titolo, pareva non potesse avere un futuro perché rimescolava il passato dove i guai apparivano lontanissimi, si era felici rispetto all’oggi dove invece tutto è cambiato e tutto è avvenuto improvvisamente.
Poche parole, giocate sulla scia di un addio dolcissimo e incomprensibile.
“Perché lei è andata via? Non so, non l’ha voluto dire”.
Quel passato che si comincia ad amare rispetto ad un presente terribile, in solitudine, quell’ieri dove l’amore era una facile partita da giocare, in contrapposizione all’oggi dove si ha solo voglia di nascondersi lontano da tutti. Testo crepuscolare, intimo, musica da “mattonella”, canzone divenuta nel tempo icona mondiale di un gruppo divinizzato negli anni.
Yesterday è quel passato che ritorna, è un abbraccio mal riuscito, un sorriso accatastato alla fine degli anni sessanta. E’ un sorriso all’idea geniale del grandissimo Massimo Troisi, alla sua dolcezza e al credere in Yesterday perché del “doman non v’è certezza”. Tutti, più o meno, un bacio con Yesterday ce lo dovremmo ricordare. Vero?