La maschera del profugo (La Nuova Sardegna, 30.1.2016)
Articolo apparso sulla nuova sardegna il 29 gennaio 2016 (tutti i diritti riservati)
Non ho mai particolarmente amato i “creativi; quelli che, per intenderci, hanno costruito slogan o mode a volte molto discutibili. In alcuni casi li ho anche trovati semplicemente banali. Inseguire le emozioni dell’attimo può portare a brutte sorprese e a sicure cadute di stile. Carnevale però esula da tutto e la creatività diventa, in molti casi, sberleffo.
Si scherza, si ride, ci si maschera e si provano a dimenticare, attraverso il puro divertimento, i momenti bui della quotidianità. Il periodo di Carnevale è una sorta di zona franca dove quasi tutto è permesso.
Le maschere si modificano con le mode e, ormai, non c’è più nessuno che si traveste da Balanzone o Arlecchino: le maschere storiche hanno lasciato il posto a quelle più moderne: sono apparse, nel corso degli anni, le figure di Zorro, L’Uomo Ragno, Tomb Raider, Capitan America, Lady Gaga, Valentina.
Rimane ancora molto gettonata la possibilità di vestirsi con abiti del sesso diverso e, di conseguenza, truccarsi pesantemente. C’è stato un periodo piuttosto “trasgressivo” dove qualcuno amava utilizzare le maschere quotidiane: quelle di operaio e di pastore, per esempio, erano piuttosto gettonate.
Ai tempi di mani pulite andava di moda la toga del giudice. Il segno dei tempi, si dice in questi casi. E il tempo, in effetti, costruisce i modi, i costumi, i comportamenti e intaglia il nuovo corso.
Quello che rimane però incomprensibile è la falsa creatività di qualcuno che tenta di spacciare come innovativo e simpatico quello che, sinceramente, è semplicemente un insulto all’intelligenza.
L’azienda inglese Amazon, con il suo portale presente in tutto il mondo, con un fatturato stratosferico ottenuto attraverso le vendite on-line, ha inserito nel suo catalogo il nuovo costume di carnevale adatto per i bambini: quello di “piccolo profugo”, con tanto di piccola valigia di cartone acclusa.
Il vestito, per entrambi i sessi è ben rappresentato dalle figure di due piccoli e biondissimi bambini: il ragazzino con cappello in testa, maglione senza manica e pantalone molto abbondante; la ragazzina, invece, con un vestito lungo e chiaro, molto semplice e, tutto sommato dignitoso. Due costumi che si portano a casa con la sola spesa di 24 euro.
La bufera è stata immediata e Amazon ha subito rimosso le due mascherine che offendevano la dignità delle persone. Scusandosi, nel comunicato stampa, ha affermato che i vestiti sono apparsi “perché ci sono venditori che inseriscono i loro prodotti su Amazon nelle loro vetrine”.
Sembra di capire che Amazon non controlli preventivamente i prodotti che mette sulla vetrina virtuale. Al di là delle giustificazioni rimane comunque l’idea che, di creativo e simpatico ha davvero molto poco.
A quando, visto che siamo a Carnevale, la maschera che ricorda un terrorista Isis, con tanto di zainetto? O qualcuno che rappresenti un Iman o, ancora, un ebreo con la stella tatuata sul braccio?
Perché anche sorridere e divertirsi è un arte.
Non a caso i grandi comici sono persone terribilmente serie.
In questo scorcio di nuovo millennio si ritiene, invece, che bastano due vestiti da profugo per far sorridere i bambini.
La cosa terribile però è che, sicuramente, qualcuno li avrebbe acquistati costringendo dei minorenni a vestire abiti che rappresentano una terribile condizione.
Quei bambini sarebbero cresciuti con la consapevolezza che essere “profugo” è, in fondo una maschera, come Pulcinella, come Batman, come Colombina. E, anche se quegli abiti, in fondo erano anche innocenti, rimane la parola che rimanda alla condizione: “quest’anno mi vesto da profugo”.
Magari qualche creativo nostrano potrebbe pensare di vestirsi da cassaintegrato dell’Alcoa, da minatore del Sulcis, da studente in cerca di lavoro, da precario del call-center, giusto per fare qualche esempio.
Non ho mai particolarmente amato i “creativi” e non mi sono piaciuti quelli che vogliono essere trasgressivi a tutti i costi. C’è un punto imprescindibile e che non può far parte di nessuna manipolazione, c’è una condizione che va sempre tenuta conto quando si lavora con la fantasia: si può giocare, scherzare su tutto ma non sulla dignità delle persone.
Essere profughi non è una scelta.
Rappresenta, invece, un’enorme sofferenza. Noi che abbiamo avuto i nostri nonni migranti e profughi lo sappiamo benissimo. Ci sono molte maschere da utilizzare per il Carnevale.
Lasciamo perdere le condizioni delle persone e divertiamoci con altro.
Non sarà molto creativo ma ne guadagneremo in rispetto da parte di chi quella condizione la vive con terribile sofferenza.